Al via il secondo anno di Italia in Cina

istituto grandi marchi vini580

Prosegue il programma di "Italia in Cina", il piano triennale promosso congiuntamente dall'Istituto Grandi Marchi e da Italia del Vino Consorzio, per vincere la sfida del vino italiano nel Celeste Impero.

Dal 6 all'11 luglio, 27 top wine influencer tra sommelier, giornalisti, manager e operatori di Cina e Hong Kong, approderanno in Italia per un educational tra vigne e cantine con incontri formativi e degustazioni guidate.

Obiettivo, accrescere la quota del vino tricolore attraverso un percorso di conoscenza diretta del 'saper fare' del vino italiano di qualità.

Due i tour organizzati dalle rispettive associazioni che vedranno i futuri ambasciatori cinesi del nostro vino spaziare tra Calabria, Puglia, Campania, Liguria e Marche per concludere la loro esperienza enologica made in Italy all'Expo di Milano.

Per il presidente dell'Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi, Piero Mastroberardino: "Questo progetto apre la strada a strategie più mirate e efficaci per aumentare il nostro posizionamento in Cina, da cui arrivano segnali incoraggianti.

Il primo trimestre di quest'anno, infatti – prosegue il presidente dei Grandi Marchi – ha registrato una crescita del valore del nostro export del 20,3%, raggiungendo i 14,5 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2014.

Un risultato importante che non deve farci abbassare la guardia. C'è ancora molto lavoro da fare in termini di educazione e informazione per avvicinare e fidelizzare i consumatori cinesi".

Segno positivo anche per il volume delle nostre esportazioni di vino (4mln di litri, + 12,5% - sparkling esclusi) e per il prezzo medio a litro che sale di quasi il 7% superando così i 3,50 euro.

"La Cina è un mercato strategico che richiede uno sforzo congiunto e costante in termini di presidio - commenta Andrea Sartori, presidente di Italia del Vino Consorzio -".

"La crescita in termini di valore e di volume di questo primo trimestre ci fa sperare in una possibile inversione di tendenza per il nostro vino che, negli ultimi dieci anni (2004-2014), ha incrementato la propria quota solo di due punti percentuali, passando dal 5 al 7 per cento".

"'Italia in Cina' – continua Sartori – dimostra che questo settore ha le capacità per superare la frammentazione e la divisione per affrontare uniti il dominio dei nostri competitor, Francia e Australia in primis".