FERRARI, LE 37 VENDEMMIE DI RUBEN LARENTIS

di Giuseppe Casagrande

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L'enologo trentino, dal 1997 "responsabile di cantina della maison spumantistica trentina, anticipa al nostro giornale le previsioni di un'annata tra le più problematiche di sempre.

Al via nei vigneti del fondovalle delle Cantine Ferrari, la vendemmia anticipata delle uve "base spumante", Chardonnay in particolare. Nei prossimi giorni sarà la volta della collina dopodichè le squadre di vendemmiatori si recheranno nei vigneti alle quote più elevate dove i grappoli hanno una maturazione più graduale per la raccolta del Pinot Nero e dello Chardonnay di montagna. Su questa vendemmia precoce, anticipata di 15 giorni per colpa del caldo (gli esperti del Cnr parlano dell'annata 2022 come la più rovente della storia da quando esistono le rilevazioni) abbiamo chiesto una prima valutazione all'enologo Ruben Larentis, in Ferrari dal 1985 (quest'anno sarà la sua 37.ma vendemmia) e dal 1997 "chef de cave" della casa spumantistica di Ravina.

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"Per ora è difficile, se non impossibile, giudicare e predire come saranno i vini dell'annata 2022. Non nego le difficoltà nel dover affrontare delle scelte tecniche con presupposti mai visti nelle mie precedenti vendemmie. In questa situazione così anomala la professionslità dell'enologo, la sua esperienza, le sue scelte per far fronte a queste difficoltà diventano determinanti per aiutare i produttori a limitare gli effetti del cambiamento climatico". A proposito del clima, un clima quasi tropicale con temperature vicine ai 40 gradi, si è parlato molto di stess idrico e di anomalia per quanto riguarda le escursioni termiche tra il giorno e la notte che hanno sempre caratterizzato in maniera positiva la viticoltura del Trentino nel periodo prevendemmiale.

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"Si, è vero. L'annata 2002 è stata decisamente singolare. Era partita con presupposti fantastici, buona fioritura, ottimo carico produttivo, stato sanitario ideale, ma poi l'andamento meteo, caldo e secco in particolare nei mesi di giugno e luglio, ha messo a dura prova vigne e viticoltori. Il perdurare di questa situazione con assenza di piogge e temperature elevate ha causato in alcune aree, soprattutto nei vigneti più giovani e con irrigazione insufficiente, condizioni di stress idrico".

In passato, anche nel 2003 c'era stata un'annata simile, calda e siccitosa. Sono paragonabili queste due annate?

"L'annata 2022 assomiglia a quella del 2003, ma quest'anno abbiamo avuto un periodo di siccità molto più intenso al quale si è unito un altro elemento pericoloso: le alte temperature che, assieme alla siccità, non favoriscono certo un ambiente idoneo affinchè la vite possa maturare i grappoli nel migliore dei modi".

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E le piogge dei giorni scorsi hanno portato qualche beneficio?

"Le piogge dell'ultima settimana hanno dato un certo respiro, ma ciò che mi preoccupa sono le alte temperature di questi ultimi giorni prima della vendemmia che bloccano l'attività, portano ad un calo dell'acidità e al rallentamento degli zuccheri con riflessi negativi per quanto riguarda il profilo aromatico. Il rischio è di dover vendemmiare con uno squilibrio di maturazione che può portare a dover accettare dei compromessi nella vinificazione".

Che cosa significa tutto ciò?

"Il viticoltore dovrà aiutare noi tecnici operando una rigorosa selezione nel vigneto separando i grappoli stressati, mentre noi cantinieri dovremo ridurre la resa finale in mosto. Solo così potremo creare uno spumante Trentodoc con discreta freschezza, eleganza e buona longevità, capace di soddisfare le aspettative finali nel bicchiere".

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Parole sante quelle pronunciate da colui che ha avuto e ha un ruolo fondamentale nei successi del marchio Ferrari (6 milioni e 800 mila bottiglie). Trentino doc (di Garniga Terme), 63 anni, diplomato con il massimo dei voti e la lode all'Istituto Agrario di San Michele all'Adige, Ruben Larentis è entrato giovanissimo alle Cantine Ferrari, nel 1985, affiancando un grande maestro, Mauro Lunelli, per quarant'anni l'enologo principe di Casa Ferrari, il padre del mitico "Giulio". Dal 1997 è lo "chef de cave" assieme a Marcello Lunelli, vicepresidente e responsabile tecnico del Gruppo Lunelli. Due terzi delle bottiglie targate Ferrari (140 milioni di bottiglie) prodotte nei 120 anni di storia della casa spumantistica trentina portano l'"imprinting" di Ruben Larentis.

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Riconoscimenti (Oscar alla carriera) e attestati di stima dai colleghi francesi. Numerosi i riconoscimenti ricevuti: nel 2010 è stato incoronato enologo dell'anno dal Gambero Rosso, mentre nel 2019 a Londra è stato premiato da Tom Stevenson con il prestigioso Oscar alla carriera in occasione del The Champagne & Sparkling Wine World Championships. Numerosi gli attestati di stima nel corso dei suoi frequenti viaggi nella Champagne: da grandi e piccoli produttori. Quello a cui ci tiene di più è l'encomio ricevuto di recente dallo "chef de cave" della Moët & Chandon, Benoît Gouez. Una bella soddisfazione per uno spumantista italiano nella patria dello Champagne.

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A Ruben Larentis, personaggio schivo, di poche parole, con la passione per l'enologia fin da ragazzino, si deve il lancio di molte etichette della "maison" Ferrari. Alla fine degli anni Novanta e successivamente negli anni Duemila ha tenuto a battesimo il Ferrari Maximum Brut Blanc de Blancs, il Ferrari Rosé, il Perlé millesimato, le Riserve Lunelli e il "Giulio" Ferrari Riserva Rosé, icona degli spumanti rosé italiani. Anche grazie a lui oggi Ferrari è sinonimo di bollicine in Italia e nel mondo. Spumanti unici, veri e propri gioielli che esaltano un territorio – il Trentino – che ha dimostrato di poter competere ad armi pari con le migliori bollicine del mondo, Champagne compreso. In alto i calici.

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