COSTIERA AMALFITANA, RAPITI DALLA SUA BELLEZZA

di Carmine Maione

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Chi giunge per la prima volta sulla costiera amalfitana si sente rapito dalla bellezza. Questo tratto di costa frastagliata, situato a sud della penisola sorrentina e affacciato sul golfo di Salerno, è delimitato ad ovest da Positano e ad est da Vietri sul Mare, il primo borgo che si incontra giungendo dall’autostrada Napoli-Salerno. Con le sue cupole maiolicate Vietri sul Mare è famosa per la lavorazione artigianale delle ceramiche. Arrivando da Sorrento, invece, sono i Faraglioni di Capri che catturano lo sguardo, visibili da gran parte della costiera rendono i tramonti indimenticabili. Ma non è l’unica via di accesso: tagliando in due la costiera la si raggiunge percorrendo i tratti in salita verso i Monti Lattari, fino a Tramonti attraverso il Valico di Chiunzi per poi iniziare la discesa, o in alternativa percorrendo l'altra strada in salita che da Castellammare di Stabia porta ad Agerola, sfiorando Gragnano, la città della pasta artigianale apprezzata in tutto il mondo. Oltrepassata Agerola, non prima di aver assaggiato il "Fiordilatte agerolese" e il "Provolone del Monaco", autentiche unicità del territorio, inizia la discesa incontrando Furore, il “paese dipinto”.

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Dall’alto svetta Ravello, sospesa fra cielo e mare, dove si respirano atmosfere d'altri tempi con i tesori d’arte delle sue chiese millenarie, le visioni d’infinito di villa Cimbrone e la magia di Villa Rufolo, già ammirata da Boccaccio che la celebrò nel Decameron. Ritornando giù tra le mille curve lungo la strada proveniente da Vietri sul Mare, incontrando i rari tratti leggermente pianeggianti di Maiori e Minori è obbligatoria una sosta per degustare i mitici dolci a base di limone e per scoprire le bellezze dei luoghi e il fascino del “Sentiero dei Limoni”, un percorso che va dalla valle verde di Tramonti e si snoda tra terrazzamenti panoramici e storiche mulattiere fino a raggiungere la “Costa delle Sirene” a Minori. Riprendendo il viaggio verso Ovest si giunge nella minuscola Atrani, incassata nella valle del Dragone, dove ai tempi della repubblica marinara si svolgeva la cerimonia di investitura dei dogi amalfitani, mentre sulla strada che da Amalfi si arrampica verso Furore, il borgo di Conca dei Marini è riconoscibile dalle volte a botte della bianca costruzione seicentesca adagiata su uno sperone di roccia.

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Ed ecco Amalfi, la più antica repubblica marinara, fondata nel IV secolo d.C. , da cui prende il nome la costiera, dove alla celebrità del Duomo, che fa da quinta al teatro della piazza, si contrappone la città araba, dai vicoli segreti, androni e porticati biancheggianti di calce. Un’architettura fantastica di loggette, scale e scalinatelle che si intersecano in un gioco di geometrie azzardate, intrecci di costruzioni che sembrano mantenersi sospese per caso e che fecero dire a Le Corbusier “non è possibile, ma esiste”. Lasciando Amalfi si giunge a Praiano, il cuore della costiera, un coagulo di case abbarbicate sulla costa montuosa dove regna incontrastato il "silenzio". La cupola del duomo brilla per i colori delle maioliche, tra i fiordi dove poter fare il bagno e fermarsi a pranzo “scalzi” a pochi metri dall’acqua, nelle trattorie storiche per degustare piatti unici come i “Tubetti con i totani al sugo di pomodoro e conditi con la “marmellata di peperoncino”, così la chiamano da queste parti. Superata Praiano si procede lungo la strada verso Positano, la perla della costiera amata dal turismo internazionale, sorvegliata dall’alto da Montepertuso.

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Tra alberghi di lusso e ristoranti celebri, tra case colorate, terrazze, spiagge e boutique alla moda, Positano ospita numerosi eventi culturali, mostre d’arte, festival di danza ed è tra le location più amate da star dello spettacolo e artisti provenienti da ogni angolo del pianeta. La magia continua proseguendo da Positano verso Sorrento e giungendo allo snodo che collega, in alto, con Sant’Agata sui Due Golfi (frazione di Massa Lubrense) e consente di spingersi fino al Capo di Sorrento (Punta Campanella) attraversando Marina del Cantone, affacciata sul golfo di Salerno tra la Baia di Ieranto, la spiaggia in ciottoli di Recommone e Nerano (frazioni di Massa Lubrense): da qui Capri la si può abbracciare. Chi vuole vivere l'esperienza di poter ammirare da un unico punto i golfi di Napoli e Salerno con Capri e Vesuvio all'orizzonte, allora può spingersi sul punto più alto dei Monti Lattari e affacciarsi dalla terrazza del Belvedere di Monte Faito, dove è possibile perdersi con lo sguardo degustando le eccellenze della cucina tradizionale campana. 

Bellezze naturali, cultura, enogastronomia e ospitalità

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La Costiera amalfitana dal 1997 è stata dichiarata dall’Unesco “Patrimonio dell'Umanità”. Oggi l'area del sito Unesco comprende 12 comuni, in un territorio le cui straordinarie peculiarità paesaggistiche e ambientali fanno da sfondo a testimonianze storico-artistiche che ne rappresentano l’identità delle origini: dalle ville romane di Minori e Positano del I secolo d.C. all'architettura pubblica e privata medievale, dai preziosi manufatti di oreficeria e artigianato custoditi dentro chiese e musei, alle meraviglie naturalistiche della Valle dei Mulini. La posizione geografica unica, con terrazzamenti che digradano dai Monti Lattari verso il mare, dove trionfano i vigneti eroici curati dalle mani sapienti di viticoltori che realizzando muretti a secco hanno contenuto nel tempo l’erosione dei suoli. Le coltivazioni a terrazzamento catturano lo sguardo del visitatore: gradinate di orti e giardini intagliati nei fianchi della montagna, punteggiati per tutto l’anno dall'oro dei limoni che brillano tra il verde cupo del fogliame per fondersi nel turchino e lo smeraldo di un mare dai colori sempre mutevoli. Tra mille insenature, fiordi incredibili e borghi che ospitano comunità di pescatori che hanno conservato intatte le pratiche della pesca tradizionale, la generosità del mare la si apprezza ovunque nei piatti unici che hanno reso celebre la ristorazione del luogo.

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Al pescato costiero si aggiungono i prodotti del mare trasformati e conservati, frutto di antiche pratiche come quella della Colatura di Alici di Cetara che si appresta ad ottenere il riconoscimento europeo della Dop. La costiera è nota non solo per prodotti tipici come il limoncello, liquore ottenuto dai limoni della zona (sfusato amalfitano), ma anche per la sua eterogeneità: ognuno dei paesini ha il proprio carattere e le proprie tradizioni. La posizione favorevole la rende meta turistica dai tempi degli antichi romani e da sempre un punto di riferimento dal valore culturale e naturalistico tipico del mediterraneo, questa lingua di terra italica è diventata negli ultimi due secoli una destinazione irrinunciabile per viaggiatori, scrittori, poeti e narratori. Anche la stella della danza Rudol’f Nureev aveva scelto di vivere sull’isolotto de Li Galli davanti alla baia di Positano, sotto lo sguardo di un altro grande dei nostri tempi come il regista fiorentino Franco Zeffirelli, che aveva scelto Positano per vivere gran parte del proprio tempo ospitando nella sua villa a picco sul mare il jet set internazionale.

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Ma la costiera è anche altro, specie per gli amanti del trekking che trovano lungo il “Sentiero degli Dei”, il percorso naturale che attraversa la costa dall’alto fino a sfiorare il cielo che si fonde col mare, dove lo sguardo si perde all’infinito lasciando senza fiato. La sua unicità è dovuta al fatto di non essere solo infrastrutture e servizi, ma una collezione di luoghi esclusivi incastonati come pietre preziose tra rocce e macchia mediterranea, tra bouganville e mille altri fiori che rilasciano nell’aria un trionfo di profumi. Qui la natura è sovrana, il mare azzurro cristallino accarezza la costa frastagliata intervallata da tratti di spiaggia sabbiosa. Ma è il senso dell’ospitalità che regno su tutto: chiuque giunga in costiera scopre sin da subito di trovarsi in un luogo unico dove, dai grandi alberghi a cinque stelle ai BaB, ovunque si incontra una straordinaria accoglienza; un’arte che gli abitanti del luogo hanno interiorizzato nel tempo.

La storia

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Ai tempi della Repubblica marinaia fondata nell'839, il territorio amalfitano andava da Cetara ai rilievi montuosi di Scala, Tramonti e Agerola, dal territorio stabiese con Lettere, Pimonte e Gragnano fino all'isola di Capri. I suoi confini erano presidiati da castelli e fortificazioni i cui resti sono visibili in prossimità dei centri abitati, a mezza altezza fra il mare e i crinali dei monti. Lungo la costa, una serie di torri di avvistamento ricorda le incursioni dei corsari turchi. Le origini di Amalfi sono avvolte dalle nubi della leggenda. Numerosi, infatti, sono i miti legati alla sua fondazione, in ogni caso, tutti ruotano attorno alla discendenza romana, dimostrata anche dai rinvenimenti archeologici di età imperiale. A seguito delle incursioni germaniche del V secolo d.C. molti profughi romani delle città campane, ormai preda delle orde barbariche, si rifugiarono sui Monti Lattari e trasformarono il piccolo villaggio di Amalfi in una città, che era già sede vescovile nell’anno 596. Amalfi e il territorio della Costiera appartennero, sino alla prima parte del IX secolo, al ducato romanico-bizantino di Napoli, dal quale si staccarono definitivamente il I settembre 839, dando vita ad una repubblica autonoma allo scopo di difendere i commerci marittimi di Amalfi dagli attacchi dei Longobardi di Benevento.

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Dapprima fu governata da Conti eletti annualmente, poi da Prefetti ed infine da Duchi che la trasformarono in una sorta di monarchia ducale. Sin dall’VIII secolo gli Amalfitani si erano insediati nei principali centri portuali del Mediterraneo in "colonie virtuali", costituite da abitazioni, botteghe, chiese, monasteri, ospedali, che si amministravano mediante le leggi della madrepatria. Il ruolo di Amalfi nella politica mediterranea medievale fu di mediazione tra civiltà tra loro contrapposte, quali l’araba, la bizantina e l’occidente romanico-germanico. Il commercio triangolare di Amalfi medievale si svolgeva toccando l’Italia, l’Africa settentrionale araba e l’Impero di Bisanzio. Le navi di Amalfi salpavano cariche di legname alla volta dei centri arabi della costa africana da vendere in cambio di oro. In una seconda fase si recavano lungo la costa Siro-Palestinese e a Bisanzio, dove acquistavano spezie, pietre preziose, stoffe pregiate, oggetti di oreficeria che in una terza fase rivendevano in gran parte dell’Italia, spingendosi sino a Ravenna e di lì, navigando il Po, addirittura a Pavia.

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Questo ciclo triangolare del commercio amalfitano arricchì enormemente gli abitanti della repubblica marinara a tal punto che potenze nemiche progettarono di conquistarla. Così Amalfi perse definitivamente la sua indipendenza nel 1131, quando entrò a far parte del regno normanno di Sicilia. Ma la sua floridezza economica e la potenza marinara non si eclissarono; in realtà Amalfi fu superata nei commerci e nelle attività marinare da nuove potenze concorrenti, quali Pisa e Genova. Amalfi per tutto il Medioevo ebbe una numerosa e potente flotta sia militare che mercantile. Della storia marinara di Amalfi oggi restano, oltre all’arsenale, il codice marittimo conservato presso il Museo Civico, e la tradizione dell’invenzione della bussola. Furono, infatti, gli Amalfitani ad inventare la bussola quale strumento di orientamento marinaro magnetico e la diffusero nel Mediterraneo entro la prima metà del XIII secolo.

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