Mariangela Melato, la divina
Sorella dell'attrice e cantante Anna Melato, Mariangela è stata fin da piccola una bambina con un temperamento versatile e particolarmente attratta dall'arte.
Nata a Milano e più precisamente in via Montebello, da una famiglia di estrazione borghese, lavora una volta terminate le scuole obbligatorie come vetrinista alla Rinascente, coltivando dentro un altro sogno: esprimersi con la recitazione.
Si trasferisce a Brera dove continua a studiare, frequentando il bar Giamaica, importantissimo per la sua formazione culturale, dato che è un punto di ritrovo per i più significativi artisti del momento.
Cambia look molte volte, portando all'eccesso un certo allarmante stile zingaresco, disegna manifesti e si iscrive finalmente a una scuola di recitazione: quella di Esperia Sperani al Filodrammatici, dove viene scambiata per la parente di un'altra attrice, Maria Melato.
In breve tempo, si mette in luce per il suo grande temperamento e per una passione quasi sanguigna per la recitazione. Finalmente laureata attrice, debutta a teatro in "Piccola città", entrando nel Carrozzone di Fantasio Piccoli, un gruppo teatrale girovago di Bolzano.
Comincia la sua gavetta, ma fa passi da gigante. Mariangela ha qualcosa da donare al pubblico e il pubblico si accorge immediatamente della grande generosità artistica dell'attrice.
Forse per quegli occhi grandi, spalancati, da civetta, o per quel volto piccolo, ma dai lineamenti precisi, spinosi. Nel 1965, è accanto a Dario Fo e Franca Rame in "Settimo ruba un po' meno".
L'anno dopo è nello spettacolo "Enrico IV" e attira persino l'attenzione di Luchino Visconti che la vuole con Lilla Brignone ne "La monaca di Monza", seguita (sempre per la regia di Visconti) da "L'inserzione".
Ma è l'incontro con Luca Ronconi che cambia decisamente la sua vita: la Melato diventa chiave di quella rivoluzione teatrale grazie alla quale Ronconi si impone all'Italia.
Il primo ruolo che le regala il maestro è quello della Olimpia di "Orlando furioso" (1969), poi seguiranno "Tragedia del vendicatore" e "Orestea", dove è una prepotente Cassandra.
Con l'arrivo degli Anni Settanta, Mariangela Melato tenta la strada del cinema, inizialmente con un piccolo ruolo nel film di Luciano Salce Basta guardarla (1970), scritto appositamente per Maria Grazia Buccella, dove recitano anche Carlo Giuffré, Pippo Franco e Riccardo Garrone.
Lo stesso anno, è diretta da Pupi Avati nell'horror Thomas e gli indemoniati, seguito da Contestazione generale, dove si confronta con due grandi mostri sacri del cinema italiano: Vittorio Gassman e Alberto Sordi.
Apprezzata anche all'estero, recita con Michel Piccoli ne L'invasione (1970) e dopo l'incontro con Enzo Garinei, viene diretta da quest'ultimo e dal suo partner Giovannini nel ruolo di una prostituta dell'anno Mille nel musical "Alleluia, brava gente".
È il 1971 e la Melato dà del filo da torcere persino a Renato Rascel e Gigi Proietti. Vincitrice nel 1972, di un David di Donatello Speciale per l'enorme qualità della sua recitazione, passa dall'Italia alla Francia, legandosi allo showman Renzo Arbore, con il quale condividerà una lunghissima relazione.
La Melato è tremendamente brava, continua a mietere successi, anche se il cinema non la sfrutta appieno. Sarà la regista Lina Wertmuller, dopo il mediocre La violenza - Quinto potere (1972) con Ciccio Ingrassia, a imporla decisamente all'attenzione del pubblico cinematografico, legando il suo nome a quello di un altro attore emergente Giancarlo Giannini.
Nel 1972, i due gireranno Mimì metallurgico ferito nell'onore, che frutterà alla Melato il Nastro d'argento come miglior attrice.
Di seguito verranno il cult Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974) che, a detta di molti, è il suo miglior film e il suo miglior ruolo (quello di una ricca signora milanese che dopo un naufragio in un'isola deserta del Mediterraneo diventa schiava d'amore e di sesso del suo stesso marinaio meridionale e comunista).
Dopo Lo chiameremo Andrea (1972) di Vittorio De Sica, recita per Elio Petri ne La classe operaia va in Paradiso (1972) vincendo il suo secondo Nastro d'Argento.
Sarà poi la volta de Il generale dorme in piedi (1972) con Ugo Tognazzi e il David di Donatello come miglior attrice protagonista per il film comico La poliziotta (1974).
La carriera della Melato ha letteralmente preso il volo: affianca Burt Lancaster nel ruolo di una principessa nella miniserie religiosa Mosé (1974), riprende i panni di Cassandra in una versione televisiva dell'Orestea e quelli di Olimpia nelle cinque puntate dell'Orlando furioso (1975).
Petri la rivorrà per Todo modo (1976), dove ritroverà Michel Piccoli e Ciccio Ingrassia, ma avrà anche l'occasione di lavorare fianco a fianco con Marcello Mastroianni.
Mentre la conoscenza con Mario Monicelli, da tempo suo grande fan, le permetterà di essere scelta come protagonista di Caro Michele (1976), vincendo un nuovo David e un nuovo Nastro d'Argento per la miglior interpretazione protagonista femminile.
Ritrovato Tognazzi nel giallo rosa Il gatto (1977) di Luigi Comencini (che le permetterà di stringere fra le mani un nuovo David diviso con Sophia Loren per Una giornata particolare), riesce ad affascinare il pubblico anche solo per pochi minuti quando la vediamo accanto a Jodie Foster, Tognazzi e Catherine Deneuve in quel grande cast che è Casotto (1977) di Sergio Citti.
Raggiunto l'apice della fama, torna indietro e ritrova Luciano Salce, che l'aveva tenuta a battesimo cinematografico, ne La presidentessa (1977) con Vittorio Caprioli, vincendo un nuovo Nastro d'Argento per Dimenticare Venezia (1978) di Franco Brusati.
Il nome della Melato lo si ritrova nelle locandine dei film con Roberto Benigni (I giorni cantati, 1979) o in quelli americani (Flash Gordon, 1980, con Max von Sydow), nelle opere di casa nostra (Oggetti smarriti, 1980, di Giuseppe Bertolucci) o quelli di "casa sua" (Il pap'occhio, 1980, di Arbore con Martin Scorsese e Benigni).
Incredibile a dirsi, ma lavorerà solo una volta con il grande leone del nostro palcoscenico, il regista Giorgio Strehler. Si merita gli ennesimi David e Nastro d'Argento per Aiutami a sognare (1981) di Avati e si scontra professionalmente con Stefania Sandrelli in Bello mio bellezza mia (1981), mentre a teatro recita con Giorgio Gaber "La storia di Alessandro e Maria" (1982).
Maurizio Nichetti la sceglie come protagonista di Domani si balla (1982), poi è di nuovo accanto a Tognazzi e Caprioli ne Il petomane (1983). Protagonista de Il buon soldato (1983) di Brusati, è scelta per entrare nella giuria del Festival di Cannes (1983), poi lavora con Alida Valli e la Sandrelli ne Segreti segreti (1984) di Giuseppe Bertolucci.
Teatralmente parlando, riesce a instaurare un forte sodalizio artistico con Gianluca Sepe che, dal 1985 al 1992, la spingerà a sfidare gli stereotipi teatrali ne "Vestire gli ignudi", "Medea" e "Anna dei miracoli" (e parte di questi saranno anche ripresi per la televisione in una serie di fiction).
Sempre per il piccolo schermo sarà nel cast di Lulu, telefilm del 1986, e anche in qualche episodio di Piazza Navona (1988).
Ritrovati Citti e Gassman nel grottesco Mortacci (1989), diventa membro della giuria del Festival di Venezia, poi si fa dirigere da Franco Giraldi nel film tv Una vita in gioco (1990), seguito dalla fiction Due volte vent'anni (1993) e dalla miniserie televisiva L'avvocato delle donne (1996).
Mentre a teatro è ancora regina con "L'affare Makropulos" (1993) e soprattutto con "Il lutto di addice ad Elettra" (1997), "Un tram che si chiama desiderio", "Tango barbaro", "La Dame di Chez Maxim's" e la "Fedra".
Altre due grandi prove di attrice cinematografica le offre per Un uomo perbene (1999) di Maurizio Zaccaro, che racconta il caso giudiziario di Enzo Tortora e per Panni sporchi (1999) di Mario Monicelli.
Poi tornerà (dopo il film tv La vita cambia, 2000) al teatro vincendo numerosi premi per la sua straordinaria capacità di passare dalla tragedia ai musical, dal dramma psicanalitico alla commedia, dalla farsa alla poesia barocca, dalla prosa ai versi.
Un mito italiano insomma, conosciuto in tutta la nazione, e ancora oggi in piena febbricitante attività. Una strepitosa artigiana della recitazione e una maestra che tutti ci invidiano, ma che solo noi possediamo come un marito troppo pigro.
Ci lascia nel gennaio 2013 dopo aver combattuto a lungo contro un tumore senza mai abbandonare il suo grande amore, il palcoscenico teatrale, calcato fino a poco prima.