Cilento, paradiso naturale

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Un Parco con annesse riserve marine, i templi di Paestum, la Certosa di Padula e la dieta mediterranea. Sarebbe ancora più lungo l'elenco delle bellezze che hanno permesso a questo angolo della provincia di Salerno di essere riconosciuto patrimonio dell'umanità. Il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è stato istituito nel 1991. L'area protetta è stata estesa fino a portare la sua superficie a 181.048 ettari.

Comprende, in tutto o in parte, i territori di otto Comunità Montane e 80 Comuni. Dal 1998 è patrimonio dell'umanità dell'Unesco (con i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula), dal 1997 è Riserva della biosfera e dal 2010 è il primo parco nazionale italiano a diventare Geoparco. La sede del parco è a Vallo della Lucania.

Il 16 novembre 2010, l'Unesco ha incluso la dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità. La Regione Campania, in seguito, ha valorizzato la dieta mediterranea riconosciuta patrimonio culturale immateriale dell'Unesco come modello di sviluppo basato sui valori di questo tipo di alimentazione e stile di vita dal punto di vista culturale, sociale, storico, gastronomico, alimentare, ambientale, paesaggistico e dei costumi. Con questo provvedimento legislativo la Regione Campania si è proposta l'obiettivo della valorizzazione della dieta mediterranea attraverso l'accrescimento della visibilità e del dialogo interculturale a livello regionale e internazionale.

La promozione di studi e ricerche interdisciplinari sugli effetti della dieta mediterranea sulla salute e sugli stili di vita. La Regione Campania ha anche riconosciuto il valore del Centro internazionale della dieta mediterranea di Pollica e del Museo vivente della dieta mediterranea di Pioppi dedicato ad Ancel Keys, quali poli per la diffusione, formazione, ricerca e studio dello stile alimentare mediterraneo. È stato istituito l'Osservatorio regionale per la dieta mediterranea, con sede presso il Palazzo Capano, a Pollica.

Della necessità di tutelare il Cilento dalle speculazioni edilizie e da un distruttivo turismo di massa si parlava già dal 1973 (convegno internazionale sui parchi costieri mediterranei, Castellabate). Un primo risultato si ebbe con l'istituzione da parte del ministero dell'Ambiente di due riserve naturali, rispettivamente sul monte Cervati e sul fiume Calore, per un totale di 36mila ettari.

Il vasto territorio del parco offre alle specie animali una grande pluralità di ambienti. Non deve dunque stupire la ricchezza e varietà degli esemplari presenti: le sole indagini sulle specie di interesse comunitario ne hanno individuate 63. Alcune di queste sono considerate di interesse prioritario: sono l'osmoderma eremita e la rosalia alpina, invertebrati, e, tra i vertebrati il lupo. Più in generale, si hanno al 2003 circa 600 segnalazioni di specie. Tra i mammiferi le più interessanti sono il molosso di Cestoni, la Lontra, poi la coturnice e la cepre appenninica, il savi, un piccolo roditore, la volpe e la martora come l'arvicola rossastra, il topo selvatico, il topo dal collo giallo, il topo quercino e il gatto selvatico, la cui presenza rappresenta un'altra emergenza naturalistica di grande interesse. Non raro è il ghiro. Numerosissimi i cinghiali, presenti anche i cervi. Sono presenti numerose specie di pipistrelli, tra le quali miniottero, vespertilio maggiore, vespertilio di capaccini e vespertilio di Blyth. Tra gli uccelli sono diffusi i rapaci come l'aquila reale, il biancone, il falco pellegrino, il lanario, il corvo imperiale, il gufo reale.

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Di grande interesse è la presenza dell'astore. Sempre tra i rapaci: falco pecchiaiolo, nibbio bruno, nibbio reale. Comuni sono: il picchio nero, il picchio muratore, la tottavilla, il succiacapre, il calandro e l'averla piccola, la ghiandaia marina, la balia dal collare, e nei pressi dei corsi d'acqua il martin pescatore, il merlo acquaiolo e il corriere piccolo. Infine, occorre segnalare un nucleo svernante del raro gabbiano corso. Tra i rettili sono presenti il cervone, il biacco, la vipera e la natrice. Nelle acque fredde vivono anche anfibi come la rara salamandrina dagli occhiali e la più comune salamandra, poi il tritone italiano, l'ululone dal ventre giallo, la rana appenninica, la rana agile, e il rospo. Anche l'idrografia, del resto, è varia e complessa. Sono segnalati gran parte dei ciprinidi di interesse comunitario, come il barbo, non autoctono, l'alburnus albidus e il vairone, poi l'odonato e alla foce del Mingardo il nono.

Dal punto di vista della flora, la primula di Palinuro, raro endemismo costiero, è stato eletto simbolo del parco. Nel parco sono state censite circa 1.800 specie vegetali e 25 habitat. Qui convivono infatti: betulle, abete bianco e bosso. Di particolare interesse è la vegetazione delle rupi costiere. Essa comprende tra l'altro il raro giglio marino; a diretto contatto col mare vive l'endemica statice salernitana, mentre sulle rupi vivono, oltre alla primula di Palinuro, il garofano delle rupi, la centaurea, l'iberide florida, la campanula napoletana. Nel 2011 è stata anche scoperta la presenza lungo le scogliere di Palinuro di esemplari di bassia saxicola, una pianta cespugliosa estremamente rara e di cui si era precedentemente riscontrata la presenza solo in enclavi sulle isole di Ischia e Stromboli.

La gariga ad ampelodesma è il popolamento più diffuso nella fascia costiera, fino a 700 metri di quota. Presenti ginestra, ginepro fenicio, cisto di Montpellier, ginestra del Cilento (specie di recente classificazione), con l'onnipresente lentisco arbustivo e sparzio villoso. Sempre nella macchia, presenza di corbezzolo arbustivo, erica, mirto, terebinto, cisto di Montpellier. Dove è sopravvissuta all'antropizzazione, anche foreste di quercia spinosa, carrubo e olivo selvatico, e qua e là, raramente, palme nane. Infine, si segnala il sito di interesse comunitario della pineta di S.Iconio, relitto di boschi certamente più estesi di pino d'Aleppo (oggi di nuovo in espansione perché spesso usato nei rimboschimenti). Nelle aree interne predominano i boschi di latifoglie decidue, leccete, cerri, roverelle, aceri, il platanus orientalis originario di Velia, carpini neri, ornelli, castagni, ontani napoletani, faggi, i rari crespini dell'Etna, le sassifraghe e la finocchiella di Lucania. Inoltre sono presenti 254 specie di orchidee selvatiche delle 319 segnalate in tutta Europa e nel bacino del Mediterraneo.

Il profilo orografico è ovunque marcato, spesso aspro. Poche e povere in estensione sono le zone pianeggianti, per lo più in corrispondenza dei fiumi principali, l'Alento sulla costa e il Tanagro nel Vallo di Diano. Altri fiumi del Parco hanno carattere torrentizio e corso nervoso, come il Mingardo, il Bussento e lo stesso Calore, affluente nel Sele a nord del Parco, che ne ospita solo il tormentato corso superiore (Gole del Calore). Le cime più importanti sono: Cervati (1.898 m), Alburni (1.742 m), Gelbison, detto Sacro Monte (1.705 m), Motola (1.700 m), Monte Centaurino (1.433 m), Cocuzzo (1.411 m), Bulgheria (1.224 m). La costa è bassa dal Sele ad Agropoli, e poi sul litorale tra Casal Velino e Ascea; altrove è alta, spesso abbellita da grotte e insenature.

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