L'arte contemporanea di Fineterra
Yoko Ono, Marina Abramovic, Hidetoshi Nagasawa, Costas Varotsos, Luigi Presicce, Antonio De Luca e dieci artisti del Museo dell'Altro e dell'Altrove Metropoliz di Roma sono i protagonisti della sezione arte contemporanea di Fineterra.
Una rassegna promossa dalla Provincia di Lecce, attraverso l'Istituto di Culture Mediterranee, in collaborazione con Women for Expo e con la direzione artistica della giornalista Monica Maggioni.
Dal 17 al 23 dicembre 2014 la rassegna ospiterà sette giorni di concerti, incontri, spettacoli teatrali sul tema "Donne che nutrono il mondo. Il femminile nell'arte e nella cultura del Mediterraneo" e l'inaugurazione di due mostre ospitate nelle sale del Castello di Acaya e del complesso di San Francesco della Scarpa a Lecce che saranno allestite sino al 30 gennaio.
Venerdì 19 dicembre 2014 alle 18,30 nel Castello di Acaya si aprirà ufficialmente la mostra "Disastri della guerra e della pace" con un'inedita performance di Luigi Presicce.
"I Re del mondo sotto il cielo di terra" è una prima assoluta che si ispira all'opera di Francisco Goya "El Gigante" (si potrà accedere dalle ore 19 una persona per volta su prenotazione mandando una email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ).
La mostra, curata da Pablo Rico e Anna Cirignola, include opere di Yoko Ono, Marina Abramovic, Hidetoshi Nagasawa, Costas Varotsos e sarà ospitata nelle sale dell'antico maniero (orari di apertura: 10,30/12,30 - 15,30/17,30 lunedi chiuso).
Sabato 20 dicembre 2014 (ore 19) il Castello accoglierà "Custodire l'ombra", performance per corpo luce ombra e ferro di Antonio De Luca.
«Il cammino verso la pace è un piccolo sentiero che non apre orizzonti. I disastri della guerra sono, invece, evidenti sotto gli occhi di tutti: sofferenza, odio, violenza, penetrano nella pelle di ognuno di noi, anche se ne siamo lontani», sottolinea la curatrice Anna Cirignola.
«Non c'è soluzione per la pace e si giustifica la guerra. Perché la pace è uno "stato dell'Essere", una condizione umana che si raggiunge attraverso una comune volontà, liberandosi da vecchie convenzioni. Yoko Ono affermava "Ciò che sogni da solo è solo un sogno, ma ciò che sogni insieme è realtà".
È questo che esprime la sua opera "L'albero dei desideri", dove l'armonia della pietra leccese e la gentilezza di un albero di ulivo dialogano di un mondo dove la pace si conquista nell'essere pace.
Anche "Barca-Mandorla" 2014 opera del maestro Nagasawa con la sua bellezza e purezza», prosegue la curatrice, «lascia riflettere ciò che all'uomo sfugge, la sua parte più profonda, quel sentimento di pace e tranquillità che è in ognuno di noi.
Artista senza veli sui Disastri della Guerra e della Pace è Marina Abramovic che nel video "Stromboli" è immobile, bagnata dalle onde del mare come in una perenne preghiera», conclude Anna Cirignola.
Nel complesso di San Francesco della Scarpa a Lecce (inaugurazione sabato 20 dicembre 2014 alle 18 – orari di apertura 10/13 – 16/20, ingresso gratuito) sarà allestita, invece, la mostra District 913 a cura di Giorgio De Finis con opere di Giovanni Albanese, Paolo Assenza, Danilo Bucchi, Paolo Buggiani, Pablo Echaurren, Carlo Gianferro, Veronica Montanino, Cristiano Petrucci, Maurizio Savini, Michele Welke e dello stesso De Finis.
Realizzata in collaborazione con il Museo dell'Altro e dell'Altrove Metropoliz di Roma, la mostra è un percorso alla ricerca di quelle esperienze artistiche che hanno trattato o vissuto lo sradicamento dell'emigrazione trasformandolo nell'oggetto della loro creatività. Il Museo dell'Altro e dell'Altrove è il terzo museo di arte contemporanea di Roma.
Nato nel 2012, al termine del cantiere etnografico, cinematografico e d'arte Space Metropoliz, il MAAM è un progetto di Giorgio de Finis, in collaborazione con i Blocchi Precari Metropolitani e gli abitanti di Metropoliz.
Contro-dipositivo e opera situazionista e relazionale, il MAAM si pone in concorrenza con le grandi istituzioni museali italiane e della capitale (il MAXXI e il MACRO), facendo della sua perifericità, della sua totale assenza di fondi, della sua non asetticità (il MAAM è un museo abitato, "reale") il suo punto di forza.
Avviando un nuovo virtuoso rapporto tra arte e città e tra arte e vita, il Metropoliz si sta dotando, grazie al MAAM, di una pelle preziosa e di una collezione, che l'aiuteranno a proteggersi dalla minaccia sempre incombente dello sgombero coatto.
Il MAAM si prefigge di trasformare l'intera fabbrica occupata in un super-oggetto e in un soggetto d'arte collettiva. Gli artisti sono invitati a dare il loro contributo gratuitamente, interagendo con lo spazio, con gli abitanti, e tra di loro.