Qualita della vita in montagna
Sono le ultime arrivate. Ma probabilmente le più apprezzate. Con voto unanime da parte dei 21 componenti del “World heritage committee”, riuniti a Siviglia, infatti, le Dolomiti sono state ufficialmente inserite nella lista del patrimonio universale dell’umanità dell’Unesco. Tra i maggiori artefici di questo successo Mauro Gilmozzi, assessore all’Urbanistica della Provincia autonoma di Trento.
Quanto tempo è stato necessario per ottener il riconoscimento dell’Unesco?
Mi permetta, innanzitutto, di sottolineare che con il riconoscimento delle Dolomiti a Patrimonio dell’Umanità si è aperta una sfida importante per cominciare a discutere di politica ed economia della montagna in modo nuovo, trovando il giusto equilibrio fra tutela e sviluppo. Un’opportunità che il Trentino non si lascia sfuggire, convinti come siamo che investire culturalmente sia fondamentale per costruire futuro coniugando sviluppo, tutela e qualità della vita in montagna. Avere piena consapevolezza del valore del territorio e del paesaggio deve essere patrimonio di tutti non solo di chi ha il compito di amministrare. Per questo la Provincia autonoma di Trento ha istituito la Scuola di governo del territorio e del paesaggio.
La Scuola, dedicata alla formazione e gestita dalla Trentino School of Management, è nata con l’obiettivo di promuovere la cultura della partecipazione individuale e collettiva ai processi di cambiamento del territorio. Il paesaggio, elemento costitutivo dell'identità e della tradizione trentina, è componente essenziale di una pianificazione territoriale ed è in questa stessa prospettiva che è stato fatto il terzo Piano urbanistico provinciale della storia dell’Autonomia. Quindi, come vede, l’attenzione per un buon governo del territorio è per il Trentino irrinunciabile. Il riconoscimento Unesco ci fornisce una buona opportunità per orientare ancora meglio le nostre scelte politiche ed economiche e per incrementare e promuovere un turismo di qualità.
Tornando alla sua domanda, per giungere al nuovo status delle Dolomiti il lavoro è stato lungo e impegnativo, complessivamente quattro anni che hanno però visto anche cambi del governo nazionale e perciò anche del ministro per l’ambiente comportando così un rallentamento “endemico” dell’iter. Ciò che però ha reso vincente il lavoro di cinque Province con ordinamenti giuridici differenti è stato il metodo, evidenziato come altamente positivo dallo stesso World Heritage Committee
Quali erano i criteri che hanno consentito questo riconoscimento?
Le Dolomiti sono uniche al mondo e sono state iscritte nella lista dei Beni Naturali dell’Unesco per l’eccezionalità del valore paesaggistico, geologico e geomorfologico. Ciò significa che la loro intrinseca bellezza e unicità risponde a quel criterio che sottolinea come un Bene Naturale per essere considerato patrimonio dell’Umanità debba contenere fenomeni naturali superlativi o aree di eccezionale bellezza naturale e di importanza estetica. Allo stesso modo il valore geologico e geomorfologico risponde a un altro criterio e cioè quello che fa dei “giganti di pietra” esempi eccezionali per la rappresentazione delle fasi più importanti della storia della Terra. Piuttosto evidenti risultano, per esempio, le piattaforme carbonatiche del Mesozoico meglio conosciute come “atolli fossili” e, in molte sezioni, una stratigrafia che restituisce una fotografia meravigliosa del periodo noto come Triassico.
Cos’è la Fondazione come funziona?
La Fondazione è stata costituita lo scorso maggio ed è l’organo di gestione per il Bene Naturale Dolomiti che, è opportuno ricordarlo, è un bene seriale vale a dire che i nove gruppi si configurano come un bene unitario sia dal punto di vista geografico-paesaggistico sia da quello geologico-geomorfologico. Per questo abbiamo previsto nello statuto la costruzione di un sistema di gestione a rete. Così le sedi operative sono cinque e si alternano a rotazione per la presidenza. Attualmente, per i prossimi tre anni, fa capo a Belluno.
Con il riconoscimento Unesco cambierà qualcosa dal punto di vista della gestione?
A cambiare sarà soprattutto il fatto che la gestione, come già detto, deve essere condivisa fermo restando che ogni provincia avrà libertà di operare scelte proprie. In sostanza la strategia deve essere unica per poter garantire non solo il rispetto dei criteri per i quali il bene è stato rinonosciuto Patrimonio dell’Umanità ma anche perché è un’occasione d’oro per ragionare insieme di politiche vere della montagna e garantire così a tutte le popolazioni di continuare a vivere nel territorio dolomitico con una buona qualità della vita.
Ci saranno occasioni in più dal lato economico e occupazionale?
Credo che la prospettiva economica vada letta come opportunità di proporre a chi viene dal resto del mondo standard qualitativi alti che non vuol dire solo alberghi belli costruiti con criteri eco-sostenibili, vuol dire soprattutto consapevolezza piena degli abitanti e operatori economici, sociali e culturali di vivere in un territorio di eccezionale valore. Questo ha a che fare con il senso di appartenenza ad un luogo, significa identità espressa anche con orgoglio ed è frutto di quella cultura della montagna che non solo va promossa ma ha bisogno di continua formazione. Per questo è nata la Scuola per il governo del territorio e del paesaggio perché essere pienamente consapevoli delle opportunità che il territorio in cui si vive può offrire è garanzia non solo di tutela ma di uno sviluppo in armonia con il territorio e il paesaggio.
Che cosa dovrebbe spingere turisti e visitatori a dover scegliere i vostri luoghi? Quali sono i piaceri che offrite?
Le rispondo parlandole per esempio dello straordinario fenomeno noto come enrosadira: una stupefacente gradazione di colori che dal rosso passa al viola che le dolomiti assumono soprattutto alle prime luci dell’alba o al tramonto. Questo fenomeno di meravigliosa bellezza è possibile grazie alla presenza della dolomia (un composto di carbonato di calcio e magnesio) che colpita dalla luce riflette magnifiche tonalità rossastre. Le Dolomiti sono uniche al mondo, attraggono per la loro straordinaria bellezza ed è possibile godere di questa caratteristica svolgendo attività che fanno parte del tempo libero delle persone e delle loro passioni: camminare, arrampicare, sciare senza dimenticare chi, nelle Dolomiti, ci viene, per esempio, per motivi di studio.
Ma non solo: ai piedi delle Dolomiti c’è la foresta di Paneveggio (parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino) dove cresce l'abete di risonanza, un abete rosso il cui legno compatto, uniforme privo di nodi e fratture propaga le onde sonore in modo armonioso. I liutai di tutto il mondo vengono in questa foresta a scegliere direttamente la pianta, per costruire i loro strumenti musicali, così come già fece Stradivari. Il legame simbolico tra bosco e musica, tra legno pregiato e le sue caratteristiche eccezionali, è stato sottolineato dalla Magnifica Comunità di Fiemme con il progetto “Il Bosco che suona”: alcuni dei migliori abeti di risonanza appartengono ora a musicisti e compositori celebri come Uto Ughi, Mario Brunello, Giovanni Allevi e Daniel Hope.
Il loro genio creativo, peraltro, risuona fra queste montagne patrimonio dell’Umanità anche nella rassegna estiva “I suoni delle Dolomiti” che da più di 15 anni, ogni estate, attrae migliaia di appassionati della musica e della montagna. E che dire della straordinaria varietà di fossili che appassiona adulti e bambini? Oltre 200 milioni di anni fa in tutta l’area ora occupata dalle Dolomiti si estendeva un mare basso da cui emergevano barriere coralline e banchi sabbiosi ricchi di organismi marini. Queste grandi scogliere formate da coralli, molluschi e altri organismi si accumularono per milioni di anni e oggi si chiamano Catinaccio, Sassolungo, Marmolada, Gruppo Sella, Dolomiti di Cortina. In molte aree delle Dolomiti è possibile fare escursioni guidate particolarmente interessanti come quelle proposte dal Geoparch di Bletterbach di Aldino (fra la provincia di Trento e Bolzano) nella bellissima gola omonima. Le Dolomiti sono un laboratorio a cielo aperto per geologi, geomorfologi, etologi, naturalisti e paesaggisti che, da sempre, arrivano da tutto il mondo spesso anche con i loro studenti. Penso che la bellezza e la straordinarietà di questo Patrimonio dell’Umanità sommato alla consapevolezza dei popoli delle Dolomiti possano offrire sul piano delle opportunità dei piaceri della vita una gamma molto ampia. Si tratta di incrementare con buon senso, strategia condivisa e grande attenzione alla qualità ciò che già esiste e funziona.
Ilaria Sica