Taurasi, il greco dell’Irpinia
Per il suo intenso e piacevole profumo oltre che per la sua struttura e corposità, il Taurasi può essere accostato ai vini nobili piemontesi e toscani. Un vino che affonda le sue radici nelle feconde terre d'Irpinia, assetate e baciate dal sole e circondate dalle montagne, dove si custodisce e si coltiva il vitigno autoctono dell'Aglianico. Una varietà fra le più importanti di vitigno a bacca rossa del mezzogiorno, un tempo chiamato "hellenico"o "hellanica", che ne tradisce, secondo le tesi più accreditate, le sue origini greche.
L'Aglianico predilige terreni vulcanici, che si alternano con strati argillosi calcarei su di antichi sedimenti eruttivi; un microclima possibile tra i 300 e 700 metri dal livello del mare, dove c'è una buona escursione termica e una ventilazione leggera.
L'Irpinia, che si sviluppa nell'interno della Campania, a circa 40 Km da Napoli, ha inverni alquanto freddi per il Sud ed estati non eccessivamente calde. L'area è dominata dalla presenza del Vesuvio, che conferisce al suolo vulcanico quelle caratteristiche che donano grande mineralità ai vini, ma anche da boschi, e dalla presenza diffusa di cinghiali. Il vino prende nome dall'omonima cittadina chiamata un tempo Taurasia, centro vinicolo esistente ancor prima che gli Irpini si stabilissero nel territorio. Dalla coltivazione a "alberate taurasine", o "raggiera all'avellinese", impiegata per le vigne più vecchie, disseminate nelle zone di Taurasi, si produce il Riserva, spia di una costante ricerca di tecniche di allevamento della vite.
Il disciplinare, che risale al 1970, tutela e regolamenta la qualità della produzione, fissando all'85 per cento la percentuale di presenza dell'Aglianico. Una regolamentazione che gli è valsa ormai da tempo la Docg (Denominazione di origine controllata e garantita). Prima questi vini robusti e generosi dell'Irpinia erano per lo più vini da taglio a favore dei produttori del Nord Italia e del Sud della Francia.
La prima commercializzazione del Taurasi si fa risalire alla fine degli anni '20. In una monografia del Ministero dell'Economia si legge: «è ben conosciuto il vino di Taurasi, robusto, sapido, fresco e tannico, che con l'invecchiamento acquista profumo gradevole, perde l'eccesso di tannino e diventa armonico, tanto da rivaleggiare con i migliori piemontesi».
«Mineralità e tannicità sono cavalli di razza - spiega la Export & PR della Venosia Aziende Agricole di Atripalda, e come tali vanno domati senza aver la stupida pretesa di trasformarli e piegarli rendendoli animali mansueti; i processi di vinificazione, quindi, devono essere in primis intelligentemente rispettosi delle caratteristiche dell’uva, e sapienti quel che basta per smussare certe spigolosità e dare respiro alla versatilità dell’uva Aglianico, che può sorprendere davvero per eleganza».
Oggi il Taurasi è tra i più apprezzati vini rossi per la adattabilità all'invecchiamento di diversi anni, favorita dalla sua solida struttura e dalla ricchezza tannica. Sono proprio la mineralità e tannicità le sue caratteristiche principali, che devono trovare un giusto equilibrio. Da qui l'importanza della vinificazione che deve rispettare le peculiarità dell'uva, e saper per addolcire spigolosità e dare respiro alla versatilità dell'uva Aglianico, che può sorprendere davvero per eleganza.
Un'attenzione che raggiunge vette di maestria per il Santandrea e il Rajamagra dove l'uso della barrique di rovere francese, rispettivamente per 14 e 18 mesi, riesce a ingentilire nella giusta misura. Il miglior Taurasi è sottoposto a un periodo di invecchiamento di minimo di 3 anni di cui 1 almeno in botti di rovere. Dopo una permanenza di almeno 4 anni, di cui almeno 18 mesi in botti di legno, può riportare la dicitura "riserva". Diversi sono i produttori di Taurasi e ciascun vitigno sarebbe degno di essere menzionato.
Il vino si presenta di colore rosso rubino brillante con sfumature aranciate man mano che invecchia; dal profumo maturo e piacevole, deciso e pronunciato e dal sapore asciutto/austero brusco da giovane ma armonico ed equilibrato nella maturità. Quelli invecchiati hanno un corpo notevole, e sono ricchi di mineralità e un chiaro sentore speziato.
Cesare Aldesino