ALTAROMA PREMIA I GIOVANI GUARDANDO AL FUTURO DEL PIANETA
Di Enrico Albamonte
Largo ai giovani. Mai come nell'ultima edizione di scena al Pratibus District, ex deposito dell'Atac riqualificato di Viale Angelico 52, Altaroma, laboratorio di moda, ricerca e sperimentazione, ha sancito in modo tanto significativo la sua vocazione di trampolino di lancio a livello internazionale per i giovani talenti del Made in Italy.Una bella opportunità per quanti fra i designer emergenti cercano un confronto diretto e una via d'accesso preferenziale al mercato e alla stampa italiana ed estera anche grazie alla nuova sezione Showcase. Nata nel 2002 Altaroma, società consortile senza scopo di lucro, è riuscita a imporre in questi anni il ruolo della capitale come fucina di nuove leve creative, mentre Milano e Firenze, le altre due città della moda, si sono affermate rispettivamente come capitale del ready-to-wear maschile e femminile e come centro propulsore del menswear più raffinato e aperto nel contempo alle istanze del mercato.
Quest'anno è stata introdotta una novità: Altaroma ha lanciato il progetto, nato totalmente in seno alla società romana presieduta dalla stilista Silvia Venturini Fendi e con la direzione generale di Adriano Franchi, di una passerella collettiva di nuove leve del Made in Italy, Rome is my runaway, dedicato alla promozione degli stilisti che operano a Roma e nel Lazio. Un progetto dall'anima glocal che punta su una città dalla magica atmosfera che si conferma un crocevia fra esperienza artigianale centenaria e creatività sbrigliata nel segno dell'innovazione. Un capitolo fondamentale di quest'ultima rassegna romana è stato quello della sostenibilità. Di scena infatti nella città eterna vari progetti e stilisti che spezzano una lancia a favore dell'ambiente e di una moda più etica.
Italo Marseglia ad esempio, astro nascente del nuovo stilismo italiano ed emulo di Ferré, nella sua sfilata primavera-estate 2020 dedicata alle belle e diafane sonnambule 4.0 di bianco e pizzo (d'archivio e quindi riciclato) vestite, valorizzata dalla regia visionaria di Rossano Giuppa, ha inserito per gli accessori e per le scarpe la pelle di salmone ottenuta da pellami di recupero provenienti dall'industria ittica alimentare. La stilista angloindiana Bav Taylor, finalista del contest fashion Who is on next?, ha assemblato un guardaroba femminile interamente realizzato con materiali organici e biologici. Tutto incentrato su una gestione responsabile della produzione nell'ambito della moda, e sullo stile migrante è il nuovo progetto di scouting di giovani e originali creativi internazionali A.I. Artisanal Intelligence The Shape of The Water, che evoca l'acqua come elemento naturale primordiale.
Interessante il dibattito sul gioiello etico e sui diamanti naturali alimentato dalla mostra sul bijoux green da Officine dei Talenti Preziosi, associazione romana no-profit nata come un ponte fra i giovani delle accademie e il mondo del lavoro e presieduta da Marina Valli, un'esperta di gioielli figlia d'arte-il padre era designer di Bulgari- affiancata dalla docente e designer di gioielli, la vicepresidente Gioia Capolei. Nel talk show che ha tratto spunto proprio dai nuovi monili in materiali alternativi e di scarto mai nocivi alla salute di chi li porta legati a filiere certificate, è intervenuto anche Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni Couture, nonché della Sezione Tessile, Abbigliamento, Moda e Accessori di Unindustria (Unione degli Industriali e delle Imprese di Roma e del Lazio).Il manager si è professato un po' scettico sulle capacità a breve termine del sistema moda internazionale di rinnovarsi e quindi di conformarsi alle nuove regole sulla tutela ambientale e delle persone nei processi produttivi.
A sua volta l'Accademia di Costume e Moda, che collabora con marchi come Woolrich e Valentino, ha abbracciato ufficialmente la causa ecologica instaurando nella sua sede romana una feconda sinergia con Stopmicrofibre la campagna lanciata da Marevivo per combattere il pernicioso fenomeno dell'inquinamento da microfibre derivante dalla filiera tessile. Parallelamente alle passerelle dei giovani creativi di Who is on next? Concorso per stilisti emergenti di moda e accessori nato in tandem con Vogue e che quest'anno ha decretato come vincitore Federico Cina, stilista romagnolo molto incensato dalla stampa e dai buyer che reinventa il no-gender con acuti di stile, mantengono le loro posizioni o ne conquistano di nuove gli esponenti della sezione atelier di Altaroma. Parliamo di stilisti già affermati che perpetuano nelle loro collezioni il mito della couture proiettata nel futuro.
Grande ricerca sulla passerella di Pryvice, il nuovo progetto stilistico di Paola Monachesi, che al bozzetto preferisce l'intuizione creativa e l'atto spontaneo in un connubio fra sartorialità tradizionale e alta tecnologia, binomio che scaturisce da un uso originale dei metalli: l'organza che penetra nella pelle, lo chiffon che si fonde con la rete in una infinità di colori, di stili e "stampe lettering" fatte a mano libera. Notevolmente sofisticata e portabile, con un'allure sexy e raffinata, la collezione autunno-inverno 2019-20 di Sabrina Persechino, architetto arsa dal sacro fuoco della moda, che ha disegnato una collezione stilizzata mutuata dalla Bauhaus e dalla lezione estetica di Walter Gropius, riformatore del design e convinto fautore del razionalismo secondo cui 'la forma segue sempre la funzione'. E così sulle note rétro di due trombettisti, sfilano abiti body conscious ma rigorosi ornati da grafismi, incisioni al laser, suggestivi intarsi geometrici come labirinti sul corpo.
La palette prevede come toni dominanti il grigio, il giallo, il nero e una fiammata di rosso per il gran finale. Vede rosso anche Sylvio Giardina che in una bella galleria d'arte presenta la collezione Monocromo dove il colore dei cardinali e dei tori diventa sinonimo di glamour italiano, come la Ferrari o il rosso Valentino, un colore che emoziona e lascia il segno. Difficile districarsi fra le proposte un filo roboanti di International couture palcoscenico di stilisti affermati all'estero ma da noi ancora poco noti: da segnalare Patrick Pham e EmmealCubo per i loro guizzi creativi e il loro gusto fuori dagli schemi. Memorabile la sfilata molto anni'80 di Accademia Koefia collegata con la prestigiosa maison Balenciaga per gli stage post-diploma.
Tema centrale, sempre nato da una reinvenzione di materiali preesistenti e dal ricilo, è il batik: gli studenti hanno potuto usare per il loro 'guardaroba impossibile' le stoffe batik donate dall'ambasciata indonesiana a Roma, fungendo così da anello di congiunzione fra tradizione orientale e nuovi trend dall'Occidente.