LA CORSA ALLA RIAPERTURA CHE FARA' PIU' MALE CHE BENE
In tempo di epidemia, e quindi di quarantena, mi sono ritrovato a pensare che molti di noi avrebbero potuto riflettere di più sulle cose che accadono in questo nostro mondo, e a come saremmo usciti da questa esperienza. I miei pensieri correvano in una nuova prospettiva, quella di vedere un nuovo mondo, un mondo migliore, costruito non più solo su una certa crescita economica. Questo sistema economico che ci ha condotti fino a qui, questo progresso economico che ci fa ammassare senza fine beni materiali non ci ha portato felicità, ma paura. Fino a oggi avrei dato la colpa del cattivo funzionamento di questo mondo, solo, alla classe dirigente, insomma, avrei puntato l'indice contro le classi politiche. Invece mi sa che debbo ricredermi: incomincio a pensare che a nessuno di noi interessa realmente la condizione fisica e morale in cui siamo costretti a vivere; non riusciamo a tenere conto dell'importanza della fantasia, della poesia, della felicità.
Non consideriamo l'intelligenza delle nostre discussioni, non teniamo in considerazione la nostra onestà. Non diamo importanza alla giustizia tra noi. Non misuriamo il nostro coraggio, né la nostra compassione, non alimentiamo la nostra tolleranza e non facciamo crescere la nostra solidarietà. Misuriamo tutto con la ricchezza, ma non riusciamo con questo metro a misurare la cosa più importante: la Vita. Quella Vita che dovrebbe essere la nostra meraviglia. Nei giorni scorsi si è alzato un polverone, secondo me inutile e pericoloso, sull'opportunità di aprire o meno i pubblici esercizi: una grande grande contestazione, accompagnata addirittura dal gesto simbolico di consegnare le chiavi dei locali. Gli esercenti come categoria hanno ovviamente tutti i diritti di contestare e di mettere in evidenza il dramma che la pandemia ha portato. Credo però, che questa fretta di voler aprire subito, alla fine si rivelerà un boomerang per gli stessi contestatori.
E proprio a loro mi rivolgo. Penso infatti, magari sbagliando, che in questa situazione dovreste essere voi per primi ad avere dubbi, ad essere indecisi, perché questo, è il momento più difficile della vita di tutti noi. Se anche vi rilasciassero l'autorizzazione a riaprire, guardate quanti pericoli! Ipotizziamo che arrivi da voi un avventore che è portatore asintomatico del virus: potrebbe contagiare il vostro personale, o addirittura i vostri clienti! Che pensate? Vi rendete complici della diffusione della malattia?
Dovreste invece pensare di riaprire nel momento in cui ci sono certezze sanitarie e, cosa ancora più importante, quando nella testa di noi avventori sarà scemata la paura che è dentro di noi in questa fase: sicuramente la gente non si metterà in fila per entrare da voi, come se andasse al supermercato. Tra l'altro dovreste considerare che molti locali, specialmente nei posti turistici o nelle grandi città, ospitavano clienti di passaggio, quindi gente che si spostava per lavoro o per turismo, e la cui presenza in questo momento sarà molto ridotta.
Senza dimenticare quella parte importante di avventori che arrivavano dall'estero: oggi come faranno con un mondo così bloccato a venire in Italia? Non vi state rendendo conto che questo virus cambierà il mondo almeno per i prossimi tre anni. Voi, invece di incazzarvi perché non potete riaprire, dovreste fermarvi, e approfittate di questo momento per riavviare una seria valutazione della situazione globale, con una visione è una pianificazione non solo di quando riaprire, ma di come riaprire, andando in profondità di tutta la problematica.
Invece sento solo parlare di riapertura, come se la gente stesse fuori da tutti i locali e li trovasse chiusi. Quanti locali spazzatura ci sono nel nostro Paese! Dovranno rimanere aperti anche questi? No! Non si aprono locali e ci si inventa imprenditori senza nessuna base di preparazione, come molti hanno fatto. Questo è il momento di fare un'analisi approfondita, questo è il momento di pensare anche a quale tipologia di locale deve rimanere in vita, avete fatto due conti, quanto vi costa aprire, incassando poco?
Non è più tollerabile l'offerta di prodotti enogastronomici di scarsa qualità, che producono danni alla salute, alla lunga, anche superiori a quelli causati dal coronavirus. Dovete essere voi stessi a fermarvi, non l'intervento del governo, per ripensare a una nuova proposta costruita sulla qualità: dovete pensare a costruire un nuovo concetto di offerta basato sulla ricerca del meglio. Dovete pensare che il modo in cui abbiamo vissuto fino ad ora non è più sostenibile. Dovete dimenticare il mondo di ieri e ricominciare a costruire quello di domani, con più fede, più speranza, più amore, più programmazione, più strategia, più visione. Invece temo che in noi non cambierà nulla: come sempre, non siamo noi a dover cambiare, ma sono gli altri che debbono cambiare e aiutare. Vorrei che questo mio pensiero fosse sbagliato, vorrei leggere e vedere locali pieni da domani, come qualche tempo fa. Ma purtroppo, temo che sarà molto difficile.
di Camillo Pisano