Altaroma rafforza nella capitale il legame fra moda e cultura
Un'idea sempre più contemporanea e portabile dell'alta moda che torna alle sue radici per rinnovare sé stessa investendo sui giovani.
E' questa la fisionomia che va assumendo la manifestazione Altaroma, sostenuta da vari enti pubblici e sempre più votata alla cultura della ricerca e della sperimentazione.
Non a caso i tre cardini dell'edizione appena conclusasi nella capitale dove Altaroma ha tenuto banco fra sfilate ed eventi dall'8 all'11 luglio 2016, sono giovani, mestieri e territorio.
Proprio per valorizzare il legame con il genius loci di una città multiculturale e aperta a tutti i fermenti e a tutti gli influssi, ma anche l'integrazione fra i giovani e antichi mestieri come l'alta sartoria che non devono andar persi.
Meglio quindi "un calendario ricco di nomi e talenti da scoprire in Italia e nel mondo che nel loro piccolo sviluppano ricerca e alimentano la creatività piuttosto che carico di big che fanno notizia per i loro nomi altisonanti" come ha dichiarato Adriano Franchi direttore generale di AltaRoma.
Le sfilate che si sono dislocate fra la location principale, l'ex Dogana di San Lorenzo cuore pulsante della manifestazione e le altre sparse in giro per la città hanno dato vita a itinerari che vanno a scandagliare il tessuto urbano della capitale nei suoi angoli più nascosti dove c'è storia ma anche addentellati con la realtà 3.0.
"Altaroma che già a gennaio aveva perso la dizione completa AltaromaAltamoda è un contenitore aperto dove convivono l'atelier, il laboratorio delle nuove generazioni, il cosiddetto fashion hub e le iniziative che percorrono la città nelle sue arterie più significative per la cultura e lo shopping componendo un quadro che deve esaltare il legame fra la moda, la cultura e il territorio", ha commentato il presidente di Altaroma Silvia Venturini Fendi, reduce dalle fatiche delle sfarzose celebrazioni del 90° della maison di famiglia in cui è tuttora attivamente coinvolta.
Il fulcro di questa edizione è stato il progetto di fashion scouting 'Who is on next?' ideato e realizzato da Altaroma in collaborazione con Vogue Italia che quest'anno ha decretato vincitore il giovane stilista Nicola Brognano artefice del brand Brognano che ha presentato una mini collezione ricca di arricciature e volant dove i volumi femminili convivono con capi maschili.
Fra i finalisti dell'area ready-to-wear spiccano Miahatami, Parden's, e per la sezione accessori la brava Azzurra Gronchi, Ioanna Solea e Damico Milano.
Da segnalare anche i panneggi perfettibili di Angelos Bratis che gioca con pannelli sciolti e fluidità da moderna dea ellenica, i tessuti preziosi di Esme Vie che gioca con forme a trapezio o a ruota e colori pastello, le digressioni concettuali di Sara Lanzi ispirate alla bisnonna argentina che ha sviluppato tecniche antiche e linguaggi contemporanei.
Come le gonne effetto grembiule, i volant ricamati a mano a fili flottanti e il poncho con strisce di pizzo bianco assemblate a mano. Interessante anche il progetto di Greta Boldini.
Qui le linee delle silhouette si fanno suadenti, grazie ad un attento studio del concetto di sottoveste che viene, in questo caso, combinato a capispalla over e a top scollati sul dietro ma strutturati in ogni loro parte.
Gli abiti sono ancora una volta sartoriali e danzano grazie alle linee scivolate che ben sposano le lunghezze midi iper femminili.
Leggerezza scelta, quindi, ma costruita e sofisticata nelle rifiniture e nei plissè che prendono la mano ai tessuti quali jacquard di cotone, pizzi macramè, satin, georgette e organze di seta lasciando il passo a cotoni panama, tulle di cotone e cady di viscosa.
Non offre fianco a critiche la sublime collezione di Renato Balestra, unico baluardo della haute couture di altri tempi che crede nei giovani ma punta su un'alta moda senza mezzi termini in cui il lusso e la ricercatezza delle lavorazioni imperano sullo sfondo di un blu corposo, sfruttato in tutte le sue sfumature.
Dal nero della notte fino ad approdare al territorio cromatico in cui impallidisce per dare spazio al ghiaccio da fata polare, avvolta in plissé che creano effetti di lucido e opaco e nei duvet da gran sera.
Perché oggi le donne anche di sera amano capi sciolti e facili, mai ingombranti. Stupende le lavorazioni a catena in cady illuminato da jais e i ricami in scaglie di pitone arricchito da cristalli e perline.
Fasto ancien régime è la parola d'ordine del libanese Rani Zakhem che presenta a Roma una haute couture doviziosa dove il manicotto o il piccolo boa di volpe completano il fourreau da sirena ricamato di mille paillettes d'oro e d'argento o gli abiti di velluto sensuali che avvolgono la silhouette.
Sempre più moderniste e siderali le creazioni lineari e minimali di Sabrina Persechino che inneggia a Star Trek e dà vita a silhouette da aliena molto cyber fashion, fra lamé silver e pannelli iridati simili a ologrammi spaziali.
Guarda invece al passato ma con estro e gusto per la ricerca Vittorio Camaiani che a via Margutta ha riesumato Maria Stuarda e la Scozia del XVI secolo per una collezione capsula ricca di pizzi e piume in cui abiti "conici" si scostano dal corpo mentre i disegni del ferro battuto delle grate delle finestre si ritrovano nei pizzi vittoriani e nelle lavorazioni di tessuti "non finiti".
La sera questa regina di Scozia rediviva indossa lunghi abiti di seta dipinta a mano con i motivi tipici del tartan che richiamano l'arlecchino di Picasso e si fondono con il pizzo rebrodè.
E' un viaggio nel tempo fra passato e presente anche l'itinerario di ricerca creativa promosso e ideato da Clara Tosi Pamphili e da Alessio Dè Navasquez per A.I. Artisanal Intelligence.
Un tour ideal fra abiti e accessori contemporanei di estrema inventiva ispirato al viaggio in Italia di Goethe alla fine del Settecento.
Enrico Maria Albamonte