LETTERA APERTA, MOLTO APERTA, AL NEO MINISTRO DELL' AGRICOLTURA STEFANO PATUANELLI
di Giampietro Comolli
Il mondo del vino è un asset paese, necessita di un cambio di passo fra produttività e strumenti, fra filiera e consumo. C'è bisogno post Covid di un sistema strategico diverso: biologico e tecnologico, multicanalità di mercati, polifunzionalità incentivata in zone difficili
Egregio Signor Ministro, da 50 anni faccio l'agricoltore e mi interesso di agricoltura e di vino, soprattutto per altre imprese, consorzi, associazioni, enti. Questi ultimi 2-3 anni sono cambiate molte cose, oltre al Covid, soprattutto un rapporto diverso produzione-consumo, territorio-rappresentanze, disponibilità-opportunità che coinvolgono tutta la filiera, anche con riflessi integrati ad altri settori. Per questo mi permetto di evidenziare alcuni temi urgenti. La pandemia ha tolto risorse, ha accentuato il divario fra ricchi e poveri, ha evidenziato aspetti e figure vulnerabili, rischia di lasciare sul campo troppe vittime, in termini di imprese e di lavoro, senza motori di recupero e di rilancio. La ricchezza economica è diventata l'arma di protezione più potente, la disparità vanifica la resilienza e la sostenibile. Politicamente c'è da fare qualcosa. La normalità non torna da sola, va alimentata con adeguate strategie.
L'appello che Le rivolgo riguarda sia i piani che i relativi fondi che l'agricoltura, o meglio il settore del vino, può ottenere con il Recovery Fund o Next Generation Plan per ridare slancio che gli strumenti tradizionali come Pac-vino, Ocm-vino e Mipaaf-vino. E' evidente che tutto, in primis, deve essere integrato, coordinato in modo da impiegare i Fondi extra secondo le direttive UE e rimpinguare le potenzialità con altri mezzi. E' evidente anche l'importanza del dialogo Mipaaf-Regioni, fra Regioni stesse, per costruire quasi un unico PNV, piano nazionale vino. E' naturale che anche il settore vite-vino ha bisogno in primis di semplificazione, sburocratizzazione, innovazione, digitalizzazione: 20 mani o figure dal campo alla tavola sono troppi. Inoltre l'agricoltura ha sicuramente un lato della medaglia fortemente legato a territorio-ambiente-sanità-controlli ma l'altra metà è economia-occupazione-distribuzione-commercio-consumo. Il vino in particolare è una filiera completa in molte imprese, da quelle familiari a quelle industriali, che necessità di essere accorciata, velocizzata e fortemente connessa con altri settori come il turismo, il cibo, la formazione.
Necessità di un rinnovato modello di produzione e produttività agroalimentare
L'Italia ha molte grandi produzioni pregiate prodotte in zone collinari e montane difficili non solo da un punto di vista idrogeologico e orografico che deve essere una priorità infrastrutturale e strumentale fondamentale per far restare a vivere e a fare impresa in questi territori e che vede coinvolti più ministeri che necessita di poter "dialogare" con il mondo e i clienti in modo corretto, utile, veloce, chiaro nel III° millennio. La digitalizzazione "funzionale" delle aree rurali deve essere una priorità purchè non fine a se stessa. L'economia verde si può realizzare in certe aree del paese se le imprese sono visibili, se l'imprenditore agricolo vive bene con soddisfazione sicurezza e fiducia sul territorio altrimenti il Covid non farà altro che creare una ulteriore discesa a valle accentuando e moltiplicando altri problemi, in primis il ricambio generazionale delle imprese presenti. Tenendo conto che una spogliazione del genere crea altri costi e danni per la società "a valle", come quelli della sanità e problemi ecoidreologici e ambientali.
Necessità di tecnologia e infrastrutture nel mondo agricolo vitivinicolo
Una agricoltura efficace ed efficiente può realizzarsi in pianura padana come sul Tavogliere, sulla Etna come al Gran Sasso, compreso la viticoltura, se infrastrutture e tecnologia sono presenti e attive. Una agricoltura di precisione aiuta le produzioni ecosostenibili e biodinamiche, ma necessita fondi e piani di indirizzo molto chiari e di lungo periodo, non assistenzialismo, nessuna mancetta. La formazione giovanile e la sperimentazione al sevizio dell'impresa e non del laboratorio sono i due canali su cui investire per innescare un processo e un percorso virtuoso per il risparmio energetico, produzione di energia pulita in proprio, minor emissione di CO2 e scelte produttive diverse. Dal campo alla tavola tutto ruota attorno alla digitalizzazione alla connessione quindi un grande investimento deve essere fatto nel campo tecnologico, ma non tanto solo logistico e meccanico, quanto di accesso semplice, uso diffuso e diretto, collegato a servizi reali alla persona e agli esercizi e uffici pubblici. Una connessione 100 giga di 3 secondi, ma difficile da usare o troppo pesante come sistema, costosa, non legata a mezzi reali diventa una cattedrale nel deserto e le imprese di montagna restano al palo. Non si può pensare a progetti misure fondi alla nascita di giovani imprese di famiglie contadine a 1000 metri se non c'è la strada che arriva, oppure manca la farmacia e magari la sede comunale è a 30 km di montagna in un comune di 500 abitanti: tutti i soldi pubblici e tutta la tecnologia sarebbero i soliti soldi spesi male.
Necessità di logistica viabilità vitalità in aree agricole viticole svantaggiate difficili
La logistica anche in agricoltura e in viticoltura, non solo come deposito e distribuzione merce o come creazione di mercati di vicinato e prossimali che in ogni caso andrebbero incentivati in una logica di scambi e contaminazione fra regioni e Stati diversi (anche europei), è oggi importante nella viabilità, trasporti e costi. La mancanza di strade allontana e marginalizza imprese, la carenza di servizi e assistenza non favorisce il turismo e la vendita diretta in loco di prodotti e vino, un mezzo che fidelizza il consumatore che è invogliato a valorizzare e a promuovere località attrattive, arredate, accoglienti perché il consumatore per essere tale deve tornare ad essere viaggiatore, partendo proprio dalle proprie terre.
Necessità di credito e fiscalità smart di filiera in zone difficili
Gli investimenti aziendali si possono realizzare solo attraverso una fiscalità e onerosità non opprimente soprattutto in quelle produzioni che hanno valore aggiunto (non prezzo puro finale) superiore rispetto al costo, che creano reddito e ricavi da reinvestire in azienda, che segnano i volumi di impresa oltre alle nicchie premium. Quindi una saggia scala e revisione di alcune aliquote di imposte, abbinate ad un credito bancario a costo zero e sostenuto dall'intervento pubblico con anche un sostegno all'esportazione e alla individuazione di nuovi canali all'estero, possono rappresentare quelle opportunità di bilancio famigliare e distrettuale che consente altri investimenti più legati alla coesione e collettività sociale soprattutto in quelle aree agricole difficili e un po' dimenticate e vanno in prima pagina solo frane, alluvioni, calamità, incendi. Una corretta regimazione e presenza è priorità per mantenere le imprese attive.
Necessità di una patente di asset a vino-cibo-turismo-ospitalità-ristorazione
E' bene investire i fondi europei in una politica di asset nazionale che vede vino, cibo ed eccellenze, ospitalità, ristorazione come una sinergia unica, un settore aiuta l'altro, ma in una ottica e filiera omogenea e ben coordinata in cui gli strumenti degli enti pubblici, Stato e Regioni, diventano fattore decisivo e determinante nella approvazione di progetti e piani distrettuali nazionali e di ampi territori strettamente connessi con i finanziamenti, i sostegni economici e finanziari al fine di incentivare in Italia, principalmente nelle Aree interne Vaste, un turismo-accoglienza slow, lenta, paesaggistica, culturale, riuso, no-spreco di territorio, salvaguardia vecchie case, privilegio al 100% dell'edilizia di ristrutturazione e non ex novo con contributi anche del 110-140% come fatto per gli ammortamenti industriali 4.0 e 5.0
Necessità pubblico-privata unica per export differenziato, mirato, allargato a nuovi paesi
Anche nei mercati esteri si prospetta come post-Covid una riduzione del numero di locali, il calo degli scambi e viaggi, vendite e-commerce in grande evidenza soprattutto su portali mondiali di traino, più richiesta di vini sostenibili e biologici, meno pesanti, premium a costo significativo e di prezzo contenuto. Gli eventi all'estero vanno mirati, meno numerosi ma più pesanti, più continui, più vicino al consumatore finale. Se prima anche all'estero si è puntato su horeca e ristorazione, oggi è il consumatore finale individuale che decide: con online e in gda. Escluso il campo premium che ha bisogno di un target diverso, tutto l'export ruota attorno a multicanalità e la polifunzionalità. Tre parole: sinergia, differenza, comunicazione, non semplice squadra occasionale, quindi eventi "unitari" e non doppioni. " ItaliaVino" è lo strumento per creare grandi eventi e momenti collettivi e individuali nei paesi maturi per consolidare. ItaliaVino deve essere una presenza continua. Importanti sono i contatti pesanti con catene e insegne "foreste". Inoltre ambasciate e consolati possono "usufruire" di cibo-vino come invito culturale.
Necessita portare in Europa una agricoltura italiana di funzioni e profili diversi
L'Europa deve capire che l'agricoltura di Utrecht ha necessità e offre alternative diametralmente opposte alle colline eroiche liguri o amalfitane o carsiche, entrambe presenti in Europa, ma con oggettiva funzione differente. Connessione, banda larga, servizi sociali, servizi alla persona sono "strumenti" indispensabili per mantenere i giovani nelle zone agricole disagiate e difficili quindi tutela dell'ecosistema biodiverso, base della resilienza. L'intensivo e l'estensivo, lo svantaggiato e l'industriale, il piccolo e il grande necessitano di attenzioni diverse: chi un aiuto al credito e alla trasformazione ambientale e alla elevata tecnologia produttiva, mentre il vigneto eroico della Valtellina o delle pendici dell'Etna deve avere la certezza di poter continuare a esistere, avere una casa, un reddito. Territori difficili, sensibili in pieno cambio climatico e ambientali, necessitano di presenze, senza parlare di guardiani, ma di imprenditori multifunzionali e poliesercenti che lavorando "a monte" salvaguardano anche chi sta a valle. Ecco che sostenibilità, resilienza, presidio, solidarietà, sussistenza diventano un tutt'uno con forti reciprocità di vantaggi.
Necessita integrazione e attenzione dei fattori produttivi in una transizione
Nei Psr possono entrare tutte le innovazioni interattive e di digitalizzazione che servono non solo alla produzione e produttività, ma anche alla commercializzazione e alla narrazione dei prodotti, quindi all'accorciamento delle filiera dal campo alla tavola, l'uso di materiali ecocompatibili anche per il vino, impiego di tutti gli scarti di vigna e cantina in impianti di riuso energetico. La vitivinicoltura nazionale non può prescindere dalla produzione cogliendo il momento di stasi per un rilancio di modelli legati alla valorizzazione ambientale, innovazione produttiva e tecnologica. Biologico biodinamico sostenibile non devono essere termini di facciata, di convegni, di webinair e di certificazione, ma sostanziali, distrettuali e non individuali, di impegno collettivo attraverso incentivi legati a progetti di rete e di sistema. Sostegno diretti, fondi nazionali, misure della Pac devono essere tutti orientati alla transizione produttiva. La viticoltura ha bisogno di salvaguardia e di rispetto anche del materiale genetico (come il genoma della vitis vinifera ma migliorando la difesa naturale verso parassiti),di guardare al futuro senza taglio dei costi perché si abbassa la qualità, di gestire una distillazione preventiva in campo, a verde, in vendemmia e in cantina destinando surplus, sottoprodotti e derivati per altri settori produttivi. Quindi ricerca e innovazione in agricoltura (tecnologica e genetica) non devono essere fini a se stessi dentro le università, ma rivolte anch'esse al nuovo profilo sostenibile e ecoproduttivo.
Necessita di un piano consumo consumatori horeca
Il consumatore con la pandemia è cambiato non solo in disponibilità economica, ma soprattutto nell'accezione, accesso, fiducia, fedeltà al consumo difronte a una visione continuamente in difesa. Tutti i Piani e le Politiche che scaturiscono da fondi europei devono essere "mezzi" che dialogano attraverso azioni di imprese diverse messe in rete, con il timbro istituzionale pubblico nazionale e anche distrettuale offrendo più conoscenza, informazione, qualità certificata e bollinata. Anche la certezza salutistica e sanitaria deve essere un punto fermo collegato alla sussidiarietà, resilienza. Anche la formazione di addetti alla mescita nell'horeca e non solo, nei wine club, nelle degustazioni a distanza devono essere tutti processi di ammodernamento del consumo. Una stessa unica piattaforma nazionale "ItaliaVino" dedicata a un e-commerce narrato, servizi nel mondo deve essere fondante pe tutte quelle aziendali più dettagliate. Va ringiovanita attrezzata e acculturata tutta una nuova generazione di millennials che si approcciano al consumo ma anche al lavoro come addetti alla clientela in horeca perché c'è carenza.