Prada: regina di stile
Colta, visionaria e arbitra del gusto contemporaneo come pochi altri creativi nel panorama attuale della moda. La stilista Miuccia Prada, proveniente dall'alta borghesia e dall'intellighenzia meneghina, con una laurea in Scienze Politiche e un'aura intellettuale e molto radical chic, è un'interprete coraggiosa e anticonformista dell'estetica del proprio tempo.
Paragonata a Elsa Schiaparelli in una memorabile mostra al Metropolitan Museum di New York per la sua ironia e la sua concezione dissacrante della moda e della femminilità, Miuccia Prada assembla materiali e linee fra loro dissonanti creando effetti neodadaisti e vere e proprie tendenze destinate a tradursi nel mainstream di stagione per molte aziende top del settore fashion.
Tutto è cominciato negli anni'80 da uno zainetto di nylon scuro apparentemente banale contrassegnato solo da un logo triangolare che riproduceva la grafica dei primi negozi creati dal nonno Mario Prada nel 1913, per poi evolversi in borse a bauletto stile bowling, scarpe civettuole con tacco di plexiglas o a gabbia ricurva.
Icone di una sperimentazione che fra ready to wear per lui e lei e accessori immaginifici, alterna passato, presente e futuro in una dimensione di creatività sbrigliata priva di limiti intellettuali e materiali, ineluttabilmente antesignana del nuovo che verrà.
Dagli abiti 'candelabro' fatti di gocce di cristallo per una cenerentola siderale alle giacche a scatola ornate da balze gonfie con fantasie 'cartolina', passando per le gonne a ruota a pieghe piatte, suo segno distintivo, fino alle tuniche barocche solcate da righe orizzontali a baiadera genere Carmen Miranda.
Ma anche i completi di macramè turchese e giallo canarino abbinati a scarpe ornate da mille volute e orecchie d'elefante o le tuniche scivolate anni'20 cosparse di lustrini e pastiglie trasparenti che il regista Baz Luhrmann ha scelto per vestire la volubile Daisy nel suo kolossal cinematografico del 2013 "Il grande Gatsby".
Le idee di questa outsider della moda, fin dal suo debutto minimalista in pedana nel 1989, nelle ultime due decadi hanno fatto scuola stravolgendo i canoni del bello e del cattivo gusto per dare vita all'estetica ugly-chic di cui Miuccia Prada è la maestra assoluta.
Le stampe wall-paper anni '70, le pellicce di visone intarsiato per la primavera, i cappotti stile 'Gorilla' in pelo di scimmia, le scarpe Manga con il calzino corto e le margherite o con l'alta suola di gomma, le ballerine a punta, i cerchietti di piume da apache di lusso, i collier di diamanti finti, i pullover di angora per l'estate tagliati sopra l'ombelico e gli abiti da tennista d'alto rango in bilico fra 'I Tennenbaum' e 'Il giardino dei Finzi Contini'.
Fino ai tubini di loden dell'estate 2014 impreziositi da reggiseni a vista incrostati di pietre multicolori da abbinare ai calzettoni rigati da basket. A gestire questa creatività vorticosa e inarrestabile c'è oggi Patrizio Bertelli stratega e cervello finanziario della società.
Con Miuccia Prada ha dato vita al gruppo Prada, oggi quotato alla Borsa di Hong Kong con performance da capogiro, boutique lussuose in tutto il mondo e un portafoglio di marchi che comprende: il prêt-à-porter femminile e gli accessori firmati Miu Miu che sfila a Parigi, oltre ai brand di calzature Church's e Car Shoe rilanciati dal gruppo tricolore.
Miuccia Prada è anche una sensibile mecenate e una protettrice di tutte le arti compreso il cinema: non solo crea costumi per vari film come "Romeo e Giulietta" con Leonardo di Caprio ma finanzia cortometraggi di giovani cineaste presentati al Festival del cinema di Venezia.
Infine nel 1995 dà vita alla Fondazione Prada che oggi è un polo culturale internazionale e un'autorevole piattaforma di ricerca delle nuove leve dell'arte.