La haute-sterity conquista Milano
Caldo e freddo, corto e lungo, fiabesco e minimalista, realista e ottimista, folk e metropolitano. L'inverno 2014 sarà dominato dalle antinomie e da una femminilità intrigante e sensuale ma mai aggressiva: semmai surreale come quella di Tilda Swinton.
Le passerelle milanesi per il grande freddo che ci attende hanno guardato al mood coperta di Linus che avvolge senza fasciare. Perché in un mondo come questo proteggersi è una necessità ineludibile.
Addio quindi a silhouette troppo sinuose o a linee iperboliche: l'atmosfera è quella di un inverno lappone o inglese all'insegna dell'understatement e di un'aristocratica sobrietà di parka funzionali e di eskimo di pelliccia che talora viene stemperata da colori vibranti.
Ma anche pellicce vaporose e intarsiate, plissé iridescenti, lurex e lamé abbaglianti, ricami di borchie e di motivi navajo, tacchi sottili di tronchetti angolosi o di stivaloni cuissarde gioiello alla Pretty Woman impreziositi da volute o catenelle dorate.
Molti guardano all'estetica della Bauhaus e a un mondo caleidoscopico fatto di geometrie dal design essenziale da cui scaturisce un desiderio urgente di semplificazione. Tomas Maier da Bottega Veneta rivisita certe stampe grafiche fra Memphis e le avanguardie del primo Novecento con linee anni'20.
Massimiliano Giornetti da Salvatore Ferragamo, appassionato degli effetti tridimensionali che definiscono il lusso materico dei suoi modelli, scatena l'entusiasmo di Hilary Swank seduta in prima fila grazie ai colli montanti delle sue cappe scenografiche e ai cappotti ad astuccio che sormontano abiti color rame o tuniche in animalier "evaporato", perché reso quasi evanescente.
Prada con i suoi montoni profilati di rosso, le sottovesti maliziose e gli abiti sottili di cadì dalle stampe astratte opta per la Germania intellettuale di Pina Bausch e Barbara Sukowa, attrice della Von Trotta, in bilico fra la Repubblica di Weimar e il decadentismo di Fassbinder, cineasta tedesco fra i più tormentati e geniali.
Donatella Versace attinge al gusto decorativo delle divise austroungariche e sembra rifare il verso alle uniformi di "Senso" ma in salsa rock. E per rimanere in tema di Grande Nord, Marras pensa alle favole popolate dai lupi, mentre sulle note di Tchaikovski Dolce & Gabbana reinventa la magniloquenza degli abiti sfarzosi delle fate con la consueta vena latina, sexy ma con moderazione.
Le lunghezze raramente superano la metà della coscia e si spingono fino alla caviglia: da Fendi, Karl Lagerfeld osa lunghe gonne di pelle con stivaletti da guerriera e soprabiti di panno e feltro spruzzati di silicone da alternare a abiti ad anfora e sontuosi mantelli dove la pelliccia sembra quasi sfuggire al tatto grazie alla lavorazione a ciuffi.
L'idea è quella di una conflagrazione cosmica che finirà per far esplodere in mille pezzi le nostre certezze: un big bang che riporterà ordine nel caos di questo millennio appena iniziato.
Anche in inverno la donna sprigiona erotismo e fa fuoco e fiamme come Jennifer Lawrence in "Hunger Games". La sua verve è ghiaccio bollente e si veste di sete stampate a fiamme incandescenti come da Cavalli che per la sua prima linea spazia fra l'immaginario equestre e l'opulenza nitida delle tuniche stile Charleston illuminate da cristalli che nobilitano le frange dei party dress.
Rosso e rosa sono fra i colori più apprezzati dagli stilisti, anche abbinati fra loro, perfino per cappotti over dai volumi macro o per maxi pull di mohair. I giovani designer, giovani soprattutto all'anagrafe, riservano sorprese.
Marco De Vincenzo esplora le risorse decorative delle onde e delle gonne a pannelli accompagnate da cappotti di panno traforato e da pellicce a scacchi multicolori, Gabriele Colangelo si ispira al minimalismo di Malevic per i suoi velli stratificati e i suggestivi abiti a pannelli sovrapposti.
Daniele Carlotta scommette sulle contaminazioni fra Andalusia e Medio Oriente passando per Palermo e propone panier di duchesse alla Balenciaga e spettacolari boleri da toreador come i traje de luz dei matador spagnoli ma rivisitati in pelle color bronzo completamente serigrafata con motivi barocchi in rilievo.
Il Far West è molto vivido nella memoria e nella fantasia degli stilisti: Naomi Campbell ancheggia come una cowgirl da Philipp Plein che illumina le pellicce di chinchilla e kidassia con un diluvio di cristalli e borchie.
Il norvegese Peter Dundas da Emilio Pucci rilancia la bellezza delle coperte Inouit e dei nativi americani che di sera si sostituiscono con lunghi abiti di pizzo dorato dedicati a una rediviva Venere azteca incarnata dalla bellissima Eva Herzigova.
Tullio De Paolis