Festa dell'Oca di Mirano, 10 e 11 novembre

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Se ogni anno a Siena si corre il Palio, che riporta al Medioevo ma magnifica Piazza del Campo, nell'entroterra veneziano si celebra un altro Palio dalle origini più recenti eppure ricco di un fascino discreto. 

A Mirano (VE) infatti la protagonista indiscussa, nei giorni di San Martino, è l'oca. Riprendendo la tradizionale celebrazione, l'11 novembre, della chiusura dell'anno agrario con l'avvento dell'oca grassa sulla tavola nelle famiglie contadine, a Mirano la Festa dell'Oca coinvolge questi animali da cortile, in carne e piume, ma diventa anche l'occasione per un balzo indietro nel tempo.

LA FIERA DI INIZIO 900
Per due giorni – il 10 e l'11 novembre 2018 – il centro di Mirano diventa il set per una ricostruzione storica accurata e affascinante. Il centro storico si veste dell'eleganza di inizio Novecento, con gli arredi urbani e i costumi di una fiera paesana ai tempi della Belle Époque.

Tra i banchi in legno del mercato, sui quali le signore dall'eleganza semplice offrono prodotti dell'artigianato locale e contadini vestiti a festa propongono salumi o carni lavorate a base di oca, ci sono le bacheche con i bandi comunali, i manifesti con le réclame d'altri tempi, i vecchi giochi della sagra per fanciulli e adulti.

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Tra le bancarelle si incontrano lo strillone con il gazzettino dell'epoca, i carabinieri, ma anche la cartomante, i cantastorie, i saltimbanchi e le orchestrine.

E nelle strade o tra i vicoli passeggiano signori intabarrati, eleganti signorine della borghesia cittadina, le servette arrivate dalle campagne, tutti a sfilare tra i baracconi dei giochi e degli artigiani, con i bambini in costume che corrono e si divertono.

I palazzi che danno sulla piazza espongono le bandiere con lo stemma del Regno d'Italia, i cartelli stradali si mimetizzano con insegne d'antan e nei negozi del centro le vetrine sono agghindate con rimandi all'oca e alla tradizione.

La Festa dell'Oca è dunque un'occasione di festa che coinvolge figuranti e ospiti, ma anche molti abitanti della cittadina che scelgono di vestire fuori dai canoni contemporanei per calarsi nello spirito di una festa della comunità e nella comunità, capace di attrarre visitatori e curiosi.

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IL ZOGO DE L'OCA
Un quarto di secolo fa il pittore Carlo Preti disegnò El Zogo de l'oca de Miran, un'edizione riveduta e corretta del celebre gioco da tavola commissionata dall'imprenditore Sandro Zara.

L'idea venne ripresa dalla Pro Loco miranese, guidata da Roberto Gallorini, che chiese a Preti di ridisegnare le caselle del gioco in formato "gigante", adattandole alla forma e alle dimensioni della piazza di Mirano.

Ridisegnando il percorso a spirale del gioco, Preti ne trasse una summa dell'anima miranese, illustrando le 63 caselle con aneddoti, proverbi, luoghi e fatti della storia della cittadina. Il gioco fu stampato e pubblicato per la distribuzione in paese, ma divenne presto l'ispirazione per una grande festa.

Nel 1998 la Pro Loco decise allora di creare quella che oggi è la manifestazione più conosciuta nel territorio, capace di attirare ospiti da mezza Italia e dall'estero.

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Da allora e per vent'anni la piazza di Mirano si trasforma per due giorni in un grande teatro delle tradizioni, facendo spazio a un grande gioco di società en plein air, con 63 caselle di due metri per due, dadi e pedine giganti, con le quali prende vita una sorta di Palio delle contrade.

A sfidarsi sono infatti le squadre del capoluogo e delle cinque frazioni. Il Zogo è allora lo spazio in cui emerge la divertita rivalità tra i campanili del comune: tra fortuna e abilità tecnica, affrontando prove che cambiano di anno in anno, si sfidano con dadi e pedine gli arancioni di Scaltenigo, i blu di Vetrego, i gialli di Campocroce, i rossi di Ballò, i verdi di Zianigo e gli azzurri di Mirano capoluogo.

L'OCA NEL PIATTO
Per non contravvenire al detto proverbiale: "Chi no magna l'oca a San Martin no fa el beco de un quatrin", la Festa dell'Oca celebra il pennuto anche al centro della tavola.

All'Osteria dell'Oca che affaccia sulla piazza si possono gustare piatti semplici a base di oca e vino sfuso, ma per l'intero periodo di San Martino tutti i ristoranti e le trattorie del territorio presentano piatti tradizionali: risotti e ravioli d'oca, pasta con ragù d'oca, prosciutto o salame d'oca, oltre al ben noto fegato, servito anche in forma di paté alla francese.

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E grazie a una sorta di gemellaggio con la cittadina francese di Sarlat, anche la tradizione dell'oca del Périgord Noir – in particolare il foie gras nelle sue declinazioni – è ospite a Mirano nei giorni della Fiera.

L'oca invade il menu arrivando fino al dolce: le pasticcerie di Mirano, infatti, reintepretano con le sembianze del pennuto la tradizione veneziana del San Martino (il dolce di frolla guarnita che raffigura il santo francese a cavallo).

 

GLOSSARIO


FIERA DE L'OCA è la ricostruzione storica di una fiera del '900 con bancarelle in legno, attori e figuranti in costume d'epoca che animano le vie del centro storico;all'interno della fiera c'è "l'Ocaria": il mercatino dell'oca dove vengono vendute specialità gastronomiche e oggetti(piatti, grembiuli, cartoline, magliette,ecc) tutto relativo all'oca. Tutto il centro storico viene riportato fedelmente ai primi del '900.

Così sono state ricreate le bandiere, gli stendardi, le bacheche comunali, tabelloni pubblicitari e ogni altra insegna pubblica. Anche i manifesti pubblicitari sono quelli del tempo come pure il quotidiano distribuito quel giorno.

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ZOGO DE L'OCA IN PIAZZA è il gioco dell'oca vivente e prende spunto dal Zogo de l'Oca de Miran, (classico gioco da tavolo formato da 63 caselle disegnato dal pittore Carlo Preti, ogni casella riporta luoghi caratteristici, opere d'arte, punti d'incontro ecc. di Mirano). 

Il Zogo de l'Oca in Piazza è formato da 63 caselle di mt 2 x 2, che poste attorno all'ovale della piazza, formano una passerella lunga 130 metri e alta 80 cm. 

Al gioco partecipano sei squadre (Mirano e le sue cinque frazioni). Vince la squadra che arriva per prima alla casella 63.
Ogni squadra è composta da dieci elementi, tra cui: un capitano che lancia i dadi, un alfiere che sposta la pedina e otto giocatori che intervengono quando le caselle lo richiedono. 

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Il gioco segue le regole tradizionali, unica eccezione la regola che prevede che nella stessa casella non possono mai sostare due pedine; qualora succedesse le due squadre si dovranno affrontare in un gioco che condannerà la perdente a tornare alla casella di provenienza. 

In questo modo si provoca lo scontro tra due squadre, durante il quale il pubblico può incitare, tifare e divertirsi, tanto più, che le prove non sono "normali" ma ricche di varianti in modo da contribuire a renderle più difficili ed esilaranti. 

La squadra più abile ma anche dotata di un fortunato lanciatore dei dadi, si conquisterà il meritato premio "l'OCA" dell'anno ed una vincita in denaro che, a sua discrezione, dovrà devolvere ad un'associazione o ente. 

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Il pubblico può assistere al gioco ed incoraggiare la propria squadra dalle tribune poste attorno alla piazza. Esso si svolge la DOMENICA pomeriggio del secondo fine settimana di novembre.

SAPORI e TRADIZIONI 

11 Novembre San Martino:
"CHI NO MAGNA OCA A SAN MARTIN NO FA EL BECO DE UN QUATRIN" 
(chi non mangia oca a San Martino non fa quattrini)

Questo proverbio viene preso molto seriamente nelle famiglie e nei ristoranti i quali, in questa giornata, propongono menu esclusivamente a base d'oca.

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