Melanzana Rossa di Rotonda DOP, la carnosa

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Nel cuore del Parco nazionale del Pollino, nell'antichissima valle del Mercure dove si trovava un lago, sorge Rotonda, comune lucano della provincia di Potenza.

È situata a un'altitudine di 580 metri, su un antico scoglio calcareo che faceva parte di un lago ormai scomparso in cui andavano a morire i vertebrati vissuti in epoca Pleistocenica. Rotonda è circondata da montagne che arrivano a un'altezza massima di 1919 metri.

La cittadina, caratterizzata dall'intrico di strette stradine e di case che sembrano nascere dalle rocce, costituisce il naturale punto di partenza nell'esplorare l'incantevole intreccio di flora e fauna offerto dai rilievi della catena del Pollino.

È in quest'affascinante territorio che si coltiva la Melanzana Rossa di Rotonda DOP, un ortaggio che si distingue dalle altre varietà di melanzana per il suo particolare aspetto, che l'avvicina di più a un pomodoro.

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Ma anche e soprattutto per il basso contenuto di acido clorogenico, responsabile dell'imbrunimento della sua polpa. Se nelle altre melanzane è presente in media in 4.300 ppm (parti per milione), in quella Rossa di Rotonda è pari 800 ppm e questo impedisce che anche dopo il taglio la melanzana diventi scura.

Caratteristiche
All'inizio della maturazione ha colore e sovracolore verde arancio chiaro con tenui sfumature verdognole. Successivamente è arancione vivo tendente al rosso.

Consistenza carnosa. Ha un profumo intenso fruttato che ricorda il fico d'India. Al palato è piccante con un gradevole finale amarognolo.

Moltissime sono le ricette della cucina lucana che celebrano questo inconsueto prodotto: possono essere fritte e aromatizzate con menta e aglio, possono essere abbinate al caciocavallo podolico per condire fusilli, o ancora, insieme alla salsiccia possono essere trasformate in polpette.

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Tradizionalmente queste melanzane possono essere conservate anche nzertate, cioè legate a grappoli e appese sotto tettoie ad asciugare.

Fasi di produzione
La preparazione del terreno prevede un'aratura fino alla profondità di 30-35 cm. Il trapianto avviene tra il 10 maggio e il 30 giugno in solchi preventivamente aperti.

Vanno utilizzate piantine con 3-5 foglie, con un'altezza di 10-15 cm e provenienti dall'area di produzione. I sesti e le distanze devono essere quelli che tradizionalmente sono usati nella zona di produzione, e comunque con una densità non superiore a 18 mila piantine ad ettaro.

Sono consentiti tutti i prodotti fitosanitari ammessi nella coltivazione integrata. Non è ammesso il diserbo. La raccolta è fatta a mano, tagliando con le forbici una piccola porzione di peduncolo.

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Si incomincia il 1° luglio e si termina il 30 novembre. La resa è di 60 tonnellate per ettaro. Il seme utilizzato deve provenire da piante madri sane ricadenti nell'area di produzione. Anche le fasi del condizionamento, della preparazione e del confezionamento devono avvenire nell'area di produzione.

Cenni storici
La storia della melanzana rossa parte dall'emigrazione di diverse famiglie rotondesi agli inizi del '900, come testimoniano i registri dell'anagrafe comunale.

Era il periodo del colonialismo e molti, per trovare lavoro, si trasferivano nei nuovi territori conquistati dal regime fascista. In questo caso si tratta dell'Africa orientale, dove dall'intento di costruirsi una nuova vita, i rotondesi si trovarono a partecipare alla guerra di Etiopia.

I nuclei familiari che nel '35, prima dello scoppio della guerra, riuscirono a tornare in patria, con i figli nati e registrati in Africa, portarono proprio questa "curiosa" melanzana a forma di pomodoro. Lo raccontano gli anziani, i bambini di allora nati in Africa. E lo conferma il nome scientifico dell'ortaggio: Solanum aethiopicum.

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Da allora la Melanzana Rossa si è diffusa nelle aziende agricole del territorio della Valle del Mercure grazie alla sua rusticità, alla sua versatilità in cucina, ma anche a causa della fame e della povertà causata dalla seconda guerra mondiale, diventando ben presto un alimento della dieta quotidiana dei contadini.

Zona di produzione
L'area di coltivazione è composta da quattro comuni della provincia di Potenza, situati nella zona del Parco Nazionale del Pollino: Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Rotonda e Viggianello.

Buon parte del merito del suo "successo" si deve anche alle condizioni ambientali in cui si è radicata, già descritte nel 1853 da Filippo Cirelli, nel suo "Regno delle due Sicilie descritto e illustrato" (Napoli 1853-1860).

Vi si descrive l'agro di Rotonda come "...abbondante di acqua, le quali sono giovevolissime per l'agricoltura, e l'industrioso colono di Rotonda sa ben mettere a profitto.

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La sedulità dei coltivatori, la mitezza del clima, la posizione de terreni, e la loro buona qualità offrono i fattori più sicuri della produzione, la quale perciò è svariata, offrendo annualmente tutti i prodotti bisognevoli per la sussistenza degli abitanti".

Più recentemente la memoria della melanzana rossa e il suo ruolo nella comunità locale sono stati descritti da Maruzza Fittipaldi Mainieri in "Memoria e sentimento: usi, costumi e tradizioni della gente del Pollino" (Moliterno, 2000).

"Nei miei ricordi personali, la melanzana rossa nasce a Rotonda quando, - scrive l'autrice - in tempo di guerra e di fame, splendeva rigogliosa in tutti gli orti del mio paese, o rosseggiava, simile a serti fiori, appesa sotto la tettoia delle case di campagna".

E ancora: "Il simbolo della povertà della nostra terra ma anche il simbolo della volontà e della tenacia della nostra gente contadina che, con amore, ha strappato all'avara terra gli ortaggi più adatti alla sua durezza al suo clima, portandoli sull'umile desco o sulle tavole più raffinate, per gustare i sapori e insieme la memoria del passato".

Comitato promotore per la registrazione della DOP
Fagioli di Rotonda e della DOP Melanzana Rossa di Rotonda
C/O Alsia - Aasd ''Pollino''
C/da Piano Incoronata
85048 - Rotonda (PZ)
Tel: +39 0835 24 45 75
www.biancoerossadop.it
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